Ma il sindaco di Chianche, Carlo Grillo, ha già pubblicato la manifestazione di interesse per la realizzazione dell'impianto
(Un impianto biodigestore)
C'è una “lotta” in corso in Campania: da un lato ci sono i produttori del consorzio dei Vini d'Irpinia. Dall'altro ci sono la Regione Campania e le amministrazioni comunali (con il comune di Chianche in testa).
Il motivo del contendere è la realizzazione del nuovo biodigestore, un impianto che, sfruttando la parte umida dei rifiuti, che va differenziata, la trasforma, con un lungo e delicato processo in cui si utilizzano anche dei batteri, in biogas per produrre energia. Impianti che molti hanno additato come inquinanti. In Italia ce ne sono circa 50 disseminati principalmente nelle regioni settentrionali. Ma il sindaco di Chianche, Carlo Grillo, ha accelerato la procedura per il biodigestore. Attraverso una lettera inviata ai comuni di Petruro Irpino, Pietrastornina, Roccabascerana e alle Asi di Avellino e Benevento, l’ufficio tecnico comunale di Chianche ha aperto una manifestazione d’interesse, con cui procedere all’affidamento della progettazione definitiva dei lavori della realizzazione dell'impianto di compostaggio. L’impianto, del valore di 14,1 milioni di euro, una volta entrato in funzione avrà una capacità di smaltimento di circa 35 mila tonnellate all’anno di umido. Quarantacinque i giorni di tempo, dal giorno dell’accettazione, concessi per la redazione del progetto, che poi diverrà cantierabile.
Sulla questione, in linea con la posizione già chiaramente espressa dal Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia, ha detto la sua anche Feudi di San Gregorio che ha aderito al Comitato nato per contrastare l’installazione a Chianche del biodigestore. “Come già ricordato dal Presidente del nostro Consorzio, occorre tutelare l’area Docg del Greco di Tufo, vera eccellenza internazionale dell’Irpinia – sottolinea Antonio Capaldo, presidente di Feudi di San Gregorio – In questi anni noi produttori abbiamo investito tantissimo per far conoscere il nostro territorio e farlo visitare, raccontando come e dove nascono i nostri vini. Non si tratta di una battaglia ambientale “di retroguardia”, ma della volontà di continuare a far crescere una filiera economica che ha ancora prospettive importantissime di sviluppo e che in Irpinia beneficia oggi di un contesto naturale unico. In un mondo in cui tutti i territori vitivinicoli lavorano per presentarsi al meglio ai consumatori, sarebbe un errore clamoroso e probabilmente non recuperabile procedere con questa iniziativa”.
C.d.G.