Abbiamo chiesto ad Angelo Gaja, che di certo non ha bisogno di presentazioni, un intervento all'indomani del riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità da parte dell'Unesco delle colline di Langa, Roero e Monferrato. Per la prima volta un sito italiano, paesaggio a fortissima vocazione agricola e vitivinicola, finisce nella World Heritage List. Ecco la riflessione di Gaja.
Il Piemonte del vino ce l’ha fatta: ha ottenuto il riconoscimento Unesco per le sue colline del vino.
Ha vinto la buona politica, che aveva avviato la pratica nel lontano 2003 ed ha saputo portarla al traguardo superando diffidenze e campanilismi. Si è vinta la prima tappa, per vincere il giro occorrerà vincerne altre. Vuol dire, arrestare il consumo del suolo e la speculazione edilizia; fermare la contaminazione per preservare originalità, unicità, bellezza; favorire la crescita culturale ed economica; dare visibilità alla cultura dei luoghi.
Senza lasciarsi abbagliare da chi già spara numeri sul futuro aumento del Pil, percentuali a due cifre di crescita del turismo, crescita di nuovi posti di lavoro. Che pure sono gli obiettivi da conseguire mettendo a frutto (che é diverso da sfruttare) le nuove opportunità che si presentano. Il riconoscimento non è acquisito una volta per tutte, i controlli e le verifiche da parte dei funzionari Unesco continueranno nel tempo. La cosa lascia ben sperare perché indurrà a fare crescere la responsabilità alla conservazione assai più che al consumo dei luoghi. Il Piemonte del vino dovrà dimostrare di sapere volare alto. I produttori delle Langhe, che sono privilegiati per alcuni vini che già godono di prestigio internazionale, hanno il dovere di dare l’esempio nell’accogliere i sacrifici che pure si dovranno fare e nell’avviare azioni consone alla valorizzazione dei luoghi. Sono fiducioso. C’é la consapevolezza che si avvia una sfida. Non ci monteremo la testa, restiamo quelli di sempre, con il retaggio dei sacrifici e dei saperi delle generazioni che ci hanno preceduto, i preziosi insegnamenti di Cavour e di Einaudi, la percezione dell’anima dei luoghi che ci sono cari secondo le narrazioni di Pavese e Fenoglio. Ho fiducia che sapremo fare bene pensando anche alle generazioni che verranno.
Angelo Gaja