“Trilogia per un futuro di qualità” questo il titolo della masterclass tenuta da Federico Latteri nella seconda giornata di Taormina Gourmet on tour, durante la quale è stato il vignaiolo Walter Massa a indicare il trittico da seguire per custodire l’identità di un produttore senza perdere l’identità di un territorio. E come spesso ci ha abituato Walter Massa i suoi suggerimenti sono stati molto poco convenzionali, rompendo gli schemi, Massa si allontana dai bei pensanti e dal formalismo, riportando i suoi consigli in un’alea di assoluto pragmatismo. È tempo infatti di fare i conti con il cambiamento climatico, ma è tempo anche di smetterla di raccontare solo l’aspetto romantico del vignaiolo, ammonisce Massa che cerca, allora, di dare consigli reali, che vadano aldilà della figura di un vignaiolo “che non deve fare nulla né in vigna né in cantina”.
“Ognuno il vino lo fa con i suoi soldi, i suoi patemi e le sue disgrazie, però il vino deve essere fatto bene” e così ricordando l’importanza dell’innovazione, tre sono i suoi consigli per un vino di qualità.
Reti antigrandine e ombreggianti
“E’ da decenni e non sicuro solo da adesso che il vignaiolo deve gestire le cosiddette bombe d’acqua” e una soluzione per non perdere i propri filari, magari proprio all’avvicinarsi della vendemmia sono le reti antigrandine ideate per proteggere il raccolto dalla grandine e dalle intemperie. “Non hanno un costo contenuto (variano tra i 15 e i 20 mila euro per ettaro, ndr)e proteggono in modo totale dalla grandine e anche dagli animali selvatici – continua Massa – in questo modo possiamo davvero proteggere il nostro patrimonio, piuttosto che rischiare e ritrovarci poi ad acquistare uve dal contadino vicino per cercare comunque di uscire con quell’annata”. Parole dure che fanno riflettere e che potrebbero rappresentare, seppur in parte, una soluzione anche per l’eccessiva esposizione solare, visto che queste reti fungono anche da ombreggianti.
Vendemmiatrice meccanica
In assoluta controtendenza con i discorsi sentimentali Massa poi propone l’utilizzo della vendemmiatrice meccanica. Sacrilegio forse per i vignaioli naturali più appassionati, ma che trova nelle sue parole una ragione oggettiva “seppur si inizia al mattino presto, in una vendemmia manuale, le uve arrivano in cantina solo nel tardo pomeriggio. Questo significa che sono già calde e vanno raffreddate con relativi costi di macchinari ed energia elettrica. Mentre con l’utilizzo della vendemmiatrice meccanica si “salterebbe” questo passaggio favorendo la sostenibilità ambientale. rilevatori ottici inoltre fanno si che vengano lasciati sui filari gli acini rovinati, così come tutto quello che non è salubre, che verrà scartato e non entrerà mai in pressa”. E’ questo, continua Massa “uno dei casi in cui il lavoro artificiale può aiutare davvero a migliorare e salvare il lavoro umano”.
Tappi a vite
E in quanto svitato> infine ricorda dell’importanza del tappo a vite per una viticoltura di assoluta qualità. Degli svitati e della “assoluta necessità di utilizzare il tappo a vite” come afferma Massa noi di cronache ne siamo assolutamente convinti e nel nostro giornale ne abbiamo parlato tante volte