Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
I nostri eventi

Planeta tra sguardi al passato e grande innovazione: a TG on tour la storia di un’azienda iconica

30 Novembre 2024
ph Vincenzo Ganci, Migi Press ph Vincenzo Ganci, Migi Press

Innovazione e tradizione possono coesistere? E se si allora come? A Taormina Gourmet on tour in una masterclass condotta da Daniele Cernilli, alias Doctorwine e Alessio Planeta, l’azienda Planeta si svela mostrando il giusto equilibrio tra chi sa guardare al futuro senza mai perdere di vista, però, il passato. Tre etichette che lo dimostrano.

La linea Didacus

Didacus in latino significa un po’ monello, ed era così che Vito Planeta chiamava suo figlio Diego, un vezzeggiativo intriso della benevola cura che solo un padre può avere. E oggi quello stesso amore Alessio e Santi, nipoti di Diego, hanno deciso di farlo rivivere attraverso la neonata linea di vini Didacus dedicata, appunto al loro compianto zio. E’ prodotta con varietà non convenzionali per la Sicilia, proprio come non convenzionale era Diego Planeta. Classe 1940 e una mente sempre proiettata al futuro che sapeva guardare a quello che non c’era, ma che ci sarebbe stato. E oggi quello che c’è, e che da lui è stato creato, è un vero e proprio “mondo Planeta” che conta sette cantine in cinque territori, con trecentosettanta ettari sparsi un po’ in tutta la Sicilia. Un mondo che segna in modo indelebile non solo il patrimonio culturale vitivinicolo siciliano, ma italiano. E vien da riflettere se si pensa che tutto è nato da chi ha saputo contemperare innovazione e tradizione senza, però, mai perdere di vista la qualità.
Il “Rinascimento” del vino siciliano con Planeta è, infatti, passato allora nella custodia degli autoctoni, con le loro tenute a Noto o a Vittoria con l’omonimo Cerasuolo e Frappato, ma è passato anche con l’ormai iconico Chardonnay (che Diego decise di proporre per la prima volta negli anni ’80) o di recente, invece, con il Riesling sull’Etna (senza nulla togliere anche al Carricante), per arrivare ancora a custodire in uno anche vitigni rari come il Mamertino e il Nocera a Capo Milazzo. Un mix&match, insomma, che forse insegna che essere italiani nel mondo è ancora più bello che essere italiani solo in Italia. E allora è a Diego e alla sua capacità di essere un siciliano nel mondo che è dedicata Didacus.

Didacus Chardonnay 2022
Frutta a polpa gialla, sbuffi vegetali e leggere note speziate traghettano un palato che si fa decisamente saporito, mentre in retronaso note di burro salato e pezzi di sale sanno fondersi in una chiosa lunga e fortemente piacevole.

Didacus Chardonay 2018
Nocciola, miele e mela cotogna sono questi i descrittori olfattivi di un sorso che si fa equilibrato concedendosi all’unisono tra freschezza e morbidezza gustativa.

Didacus Cabernet Franc 2020
Introverso nel suo naso, mentre un sorso dalla trama tannica in divenire cela una moderata freschezza sul finale.

Didacus Cabernet Franc 2016
Peperone, mirto e rosmarino connotano un olfatto intrigante e intenso in una trama tannica in evoluzione supportata da una sferzante acidità.

La linea Eruzione 1614

Si è sempre meridionali di qualcuno diceva Luciano de Crescenzo, che equivale allora anche a dire che nell’estremo sud esisterà un punto a nord sempre più impervio. E la Sicilia, che è piena di contraddizioni in termini settentrionali, mostra il suo primato proprio con l’Etna, il vulcano più alto d’Europa, i cui vigneti riescono a toccare anche punte di 950 metri sul livello del mare. “Con l’Alcantara che mitiga con il suo flusso fluviale dal basso e i Nebrodi e i Peloritani che fanno da muro ai filari etnei, impiantare Riesling è stata una delle scelte più giuste” dice Daniele Cernilli. Una delle poche uve, infatti, che per le sue caratteristiche è in grado di maturare anche in situazioni di estremo freddo. Così, in vista anche del cambiamento climatico, che spingerà sempre di più a ricercare una viticoltura d’altura, è nata l’idea di produrre accanto alla versione di Eruzione 1614 da Carricante anche una da solo Riesling, perché, come se il cambiamento non può essere evitato, può però diventare opportunità per un’innovazione.

Eruzione 1614 Riesling – 2022
“La riprova che sia stata una scelta giusta impiantare riesling sull’Etna è confermata dalla nota idrocarburica che si avverte immediatamente al naso. E poi dall’acidità, sapidità e da quella immediatezza gustativa che si avverte al palato. Questo è un riesling” – dice Daniele Cernilli.

Eruzione 1614 Carricante 2018
“Durante la vendemmia 2018 abbiamo deciso di conservare parte della sua massa e di farla affinare unicamente in acciaio per cinque anni” dice Alessio Planeta. E oggi quelle stesse connotazioni idrocarburiche del riesling sembrano trovano assonanze in un Carricante 2018 che solo ora viene presentato sul mercato. Un vino che però non perde tutta la sua meridionalità fatta di iodio, di salinità e di quegli stessi sbuffi sulfurei che rimandano direttamente alle sue pendici etnei.

La linea Reliquae

“Diversi anni fa la Regione siciliana ha fatto un lavoro stupendo analizzando vecchie viti sconosciute. Erano spesso presenti nei filari misti di piccoli agricoltori, ma non si conosceva la loro identità. E oggi il patrimonio vitivinicolo siciliano possiede una cinquantina di ulteriori varietà, definite, appunto reliquie, proprio grazie a questo lavoro svolto” continua Planeta. Si tratta di varietà che provengono per lo più dalla parte settentrionale della Sicilia, di quella viticoltura di montagna che dai Nebrodi si estende fino ai Peloritani e che per lungo tempo non è stata oggetto di attenzione intensiva dell’agricoltura. “Oggi il frutto di tutte queste ricerche e delle successive micro-vinificazioni che sono state svolte è la conservazione di un patrimonio genetico che diversamente sarebbe andato perduto”. Così vitigni come Vitrarola, Catanese Nera e Lucignola sono stati impiantanti nella tenuta Milazzo in un campo sperimentale.

Reliquae Lucignola 2019
Frutti rossi piccoli e croccanti sanno regalare un brio olfattivo che, coerente al gusto, si esprime tutto in leggerezza e facilità di beva.

Reliquae Vitrarola 2019
Frutta nera e sbuffi balsamici caratterizzano, invece l’olfatto di un calice connotato di maggiore incisività olfattiva mentre un sorso dalla trama tannica decisa, sa chiudere in un finale morbido e avvolgente.

Reliquae Catanese Nera 2019
“Fa parte delle varietà così dette tintore”, di quelle cioè che venivano impiantate nei vigneti per aiutare a conferire colore in fase di vinificazione. Frutta rossa al naso e un’acidità contemperata al gusto i suoi descrittori.