A tre chilometri dal mare, nell’entroterra marsalese. E’ qui che si parte per conoscere le origini del Marsala. In contrada Fornara Samperi, nella cantina di Marco de Bartoli. Azienda resa celebre quando nel 1980 il suo fondatore creò un vino dal “passato innovativo”. Ossimoro che in realtà nulla aveva di nuovo se non il pregio di portare agli antichi albori un vino di un tempo antico: era il Perpetuo della tradizione. E oggi è il Vecchio Samperi. Nato quasi per un atto di patriottismo, quello cioè di riportare in vita la storia del Marsala pre British. Perchè è proprio quel “British” che segna la divisione tra ciò che era e ciò che diventò- fra la metà del XVIII secolo e l’inizio del XIX – il porto di Dio (dall’arabo Marsa Allãh).
Il vino della tradizione: il Perpetum
Ma andiamo per ordine, pur consapevoli che delle sue origini copiose pagine di libri sono stati scritti. Da tempi immemori (non a caso il termine perpetuo) nei bagli marsalesi, tanto i nobili quanto i contadini, perpetuavano uno stesso antico sapere: produrre un vino ossidativo da Catarratto, Inzolia e Grillo. Così periodicamente dal vino affinato nelle botti di legno si prelevava una piccola quantità e contestualmente si versava in quella botte scolmata una stessa quantità di vino giovane sufficiente a compensare il prelievo appena operato. Questo sistema – antesignano dello spagnolo “Soleras”, a file sovrapposte di fusti di legno – si poteva replicare all’infinito e in tal modo il livello del vino era sempre stabile nei decenni, con un’età media costante di prodotto presente nella botte. Perpetuare questo rito, e godere di questo vino nelle grandi occasioni, era il vanto di ogni famiglia, al punto tale che era uso lasciare in eredità la botte al primogenito.
Il Marsala tra fasti e declino
Dal suo inventore John Woodhouse alla volta di un altro inglese, Benjamin Ingham che ne aumentò il prestigio (e i guadagni). Era il 1773 e il commerciante inglese di vino Woodhouse, in cerca di affari interessanti, scoprì la qualità del Perpetum. Così memore delle fortificazioni che aveva ben conosciuto nei suoi lunghi scambi commerciali a Jerez de la Frontera, pensò bene di aggiungere alcool al Perpetum e di spedirlo in Inghilterra spacciandolo per Madeira. Per gli inglesi forse il miglior Madeira mai bevuto. E il successo del Marsala, il cui nome si diffuse da lì a poco come Sicily Madeira wine, divenne conclamato. Del Perpetuo, però, più nessuna traccia. Agli esordi del xx secolo Marsala era, così, considerata come “un angolo di Inghilterra nel cuore del Mediterraneo” e vien da piangere se ai fasti di questi due secoli sia bastato poi solo un tiranno ventennio fascista. Perché da qui la storia è nota e non degna di riconoscimento visto che nel Dopoguerra il Marsala, grazie ad abusi di ogni tipo, è diventato un prodotto commerciale e industriale, venduto come vino aromatizzato di infima qualità.
La Rinascita e Il Vecchio Samperi
Fortuna ha voluto che produttori come Marco De Bartoli hanno restituito lustro al legame con il luogo attraverso vini in grado di disconoscere gli ultimi quarant’anni di produzione scellerata. Il Vecchio Samperi nasce allora come un vino “fuori”. Fuori dalle logiche commerciali e fuori anche dal Disciplinare. Non fortificato, non aromatizzato. Ma per quanto fuori era completamente dentro la cultura. Era il vino di Marsala. Era, è, il Pepetuo della tradizione. E a Taormina Gourmet il racconto della “genesi del Vecchio Samperi” viene affidato al giornalista Federico Latteri e alla voce di Renato de Bartoli che, oggi, insieme ai i suoi due fratelli Sebastiano e Giuseppina, conduce l’azienda dell’indimenticato padre Marco.
Grillo Vendemmia Integrale 2022
Se volessimo partire oggi nella produzione di un Perpetuo si partirebbe da qui, da un vino di annata. La cui fermentazione avviene a botti scolme restando a contatto con le fecce fini per circa 10 mesi. Dopodiché sarà pronto per il primo stadio. Ma in questo calice – un prelievo di botte effettuato a luglio 2023 – mostra già una struttura da vino rosso con la polposità che gli si riconosce dovuta anzitutto ad una spremitura integrale delle uve.
Primo Stadio Alto (sobretabla)
La sobretabla è un termine spagnolo per indicare il vino della prima fila (superiore) del sistema Solera nella produzione dello sherry. Dopo l’affinamento dell’ultima vendemmia avviene, allora, questa prima operazione, ovverosia versare il vino dell’ultima vendemmia nella botte più alta della piramide. Che è anche quella che subisce, poi, i maggiori calori di una cantina. I locali di invecchiamento, a Marsala, infatti, sono caratterizzati da finestre quasi sempre aperte che combattano con i 32 -33 gradi tra scirocco e maestrale che spirano quasi tutto l’anno. Tutto ciò fa si che i processi ossidativi, nel primo stadio, subiscono una forte accelerazione ed è così che nel calice in degustazione diventa immediata la riconoscibilità di una nota che dal marino cede il passo al caramello salato mentre il palato si connota di un’impronta salata senza luogo ferire.
Vino dello Stadio Intermedio (prima criadera)
Dalla sobretabla si preleva poi il suo 50%. E così l’ultima annata prodotta si mischia a un ulteriore 50% i cui anni all’anagrafe non possono essere perfettamente definiti. Il vino, così, cresce in complessità e nel calice in degustazione acquista una parte dolce all’olfatto, mentre in perfetto contrasto il sorso aumenta tanto in freschezza quanto in sapidità. Lo si deglutisce, consapevoli che è solo un gradino di quanto quella complessità possa ancora dare.
Vecchio Samperi Perpetuo (solera)
Ed ecco che arriva l’unico vino in commercio. Un unico che è frutto di una miriade di unici. Prelevato da quelle botti da 50 ettolitri definite solera che costituiscono la base di questo sistema piramidale. Ogni anno viene utilizzato solo il 5% del loro contenuto per consentire l’immessa in commercio di quello che sarà, poi, il Vecchio Samperi. Ed è in questo modo che si “perpetua” questo rito ancestrale. Il calice profuma di salmastro e gioca con note erbacee mentre il sorso si avvolge di burro salato. In deglutizione poi il vino non fa null’altro che imprimersi nella mente prima ancora che in un palato dall’assoluta persistenza gustativa.
Vecchio Samperi Quarantennale
A differenza del Vecchio Samperi Perpetuo, qui il rito si rinnova ogni dieci anni. Era il 2008, infatti, quando Marco de Bartoli produceva il suo trentennale e il 2018 quando è stato rinnovato dai suoi figli. Un vino dormiente per dieci lunghi anni in un’unica botte dalla quale viene prelevato solo un 6% destinato ad una produzione complessiva di appena 800 bottiglie. E qui il calice si stacca dal Solera o da qualsiasi altro metodo e si entra, invece, in una storia di famiglia dove il vino profuma di ghianda, poi cachi, di nocciole e di cacao. E’ un sorso che sa di infinito, parte da un inizio e viaggia in un senza tempo. Infondo perpetuo significa senza fine allora il Vecchio Samperi quarantennale è senza fine.