A Taormina Gourmet Daniele Cernilli e il Master of Wine Pedro Ballesteros, per una verticale storica della Doc Bolgheri Sassicaia prodotta dall’unica azienda che può rivendicare, ad oggi, tale denominazione: la Tenuta San Guido. Dalle origini al mito. Da una terra che si chiamava solo Bolgheri a una che, uscendo dai suoi confini territoriali, acquista identità a se stante e diventa l’unica denominazione monopole italiana.
In origine Sassicaia era, infatti, solo l’omonimo toponimo dove insistevano le viti di Cabernet Sauvignon e Franc di proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta e così è stato fino al 1993 anno in cui con lo stesso nome ci si riferisce ad una sottozona specifica della Doc Bolgheri. Appena dieci anni dopo e le viene riconosciuto nuovo lustro, con la Doc automa Sassicaia.
Vien da sorridere, allora, se sol si pensa che quel vino da tavola – “o da favola come diceva Veronelli” – osserva Daniele Cernilli – oggi sia il vanto della storia vitivinicola italiana. Il desiderio del Marchese Incisa della Rocchetta era, infatti, quello di produrre un vino per come lo immaginava lui. Affascinato dallo stile francese e ispirato dalle sue conoscenze di Bordeaux, il marchese guardava, alla nobiltà di quei vini che nascevano nei vigneti più vocati e voleva produrre qualcosa di simile. Ci riuscì. “E’ il primo vino che è stato pensato prima per gli stranieri e poi per gli italiani – osserva Ballesteros – Il primo che ha consentito agli italiani stessi di non sentirsi più inferiori ai francesi”. E primo fra i primi, da quel lontano ’68, Sassicaia – dopo aver prestato il fianco alla nascita di un nuovo stile da imitare e con esso la nascita di numerosi supertuscan – conserva ancora oggi il suo primato.
“Ha sempre avuto la capacità di andare oltre, di saper invecchiare. Non è quindi un caso che Sassicaia sia stato anche uno dei primi vini italiani ad essere entrato nella prestigiosa Place de Bordeaux” . continua Ballesteros. E oggi è alla terza generazione della famiglia Incisa della Rocchetta che è affidato il compito di continuare a lavorare nel segno dell’icona italiana. Perché piaccia o non piaccia i vini di Tenuta San Guido continuano a collocarsi nel desiderio e nell’immaginario del patrimonio enoico mondiale e così diventando orgoglio della viticoltura nostrana.
“E come diceva Giacomo Tachis cominciamo dal più vecchio al più giovane” così aprendo la degustazione Daniele Cernilli.