“Essere lenti nelle proprie azioni significa avere tutto il tempo di comprendere le cose e di farle nel modo giusto. Questo è quello che facciamo nelle nostre vigne dal 1761”. Una dichiarazione che ci proietta nella staticità e nella filosofia produttiva della “Giacomo Borgogno & Figli”; un’occasione unica questa verticale che attraversa 5 decenni di questa realtà. Dopo il saluto di Oscar Farinetti, Maria Giovanna Migliore – in rappresentanza della “Giacomo Borgogno & Figli”- introduce questo intrigante incontro, partendo dalla filosofia aziendale e sulla scelta delle annate selezionate. Un viaggio nelle vicissitudini storiche di questa storica azienda piemontese, che ricopre circa 50,6 ettari, di cui 8 sono coltivati a bosco e 42,6 sono vitati. Circa il 60% è coltivato a Nebbiolo, il restante si suddivide tra Dolcetto, Barbera e Freisa. 9 di questi ettari sono invece dedicati alla coltivazione dei vitigni a bacca bianca, rispettivamente 1,5 ettari coltivati a Riesling e l’ultima avventura avviata nei Colli Tortonesi, con 7,5 ettari coltivati a Timorasso.
Tornando al loro barolo Riserva, la grande fortuna è quella di possedere cinque fra i migliori vigneti cru di Barolo: Liste, Cannubi, Cannubi San Lorenzo, Fossati, San Pietro delle Viole. Una nota importante, che dimostra la lungimiranza prospettica di questa azienda, è stata l’idea di Cesare Borgogno che dal 1922 ha una grande intuizione, dimenticare metà della produzione di Barolo in cantina per venderla solo dopo 20 anni, creando una libreria di questa Riserva. Il risultato è l’acquisizione di straordinaria rotondità ed equilibrio, con preziose e molteplici sfumature di profumi e grazie a questa felice intuizione da allora diventata consuetudine e ancora oggi le cantine rappresentano una rara memoria storica del territorio di Langa. Il 2016 è segnata da una grande ristrutturazione delle cantine storiche, il che riporta alla luce le più vecchie vasche in cemento e consente il ripristino di alcune aree di lavorazione. Oggi Borgogno continua ad essere legato alla tradizione, ma senza rigidità, come espressione di un territorio e sempre con uno sguardo attento al futuro. Insieme a Maria Giovanna Migliore e Federico Latteri, a condurre la degustazione c’è la giornalista spagnola Amaya Cervera, che con entusiasmo e professionalità racconta le annate in assaggio. Un viaggio che inizia dalla 2016, ancora molto giovane e si conclude con una spettacolare 1967.