Un grande focus sul Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore a Taormina Gourmet. Siamo nelle Marche, naturalmente. In provincia di Ancona sui Castelli di Jesi, in un territorio fatto di dolci colline che spesso respirano le brezze adriatiche; qui la complessità climatica, complici i venti, è importante, ma ad essa va sommata la complessità dei suoli. Suoli calcarei, argillosi, ma anche zone sabbiose. Si tratta della sottozona più prestigiosa e antica che si può fregiare della denominazione “classico”, e che già dal prossimo anno sarà Docg, come previsto dalla modifica del disciplinare. Il fascino del terroir e la sua grande variabilità si legano anche alla varietà dei vini che l’uva del Verdicchio permette grazie alla sua estrema duttilità. E’ adatto infatti a diverse vinificazioni, consentendo ai vignaioli di esprimerlo in vario modo, nella versione spumantizzata come Metodo Classico per esempio, in versioni fresche e giocate più sulla bevibilità o in Riserve che possono arrivare fino a 12 mesi di affinamento in barrique. Ma possono aggiungersi le vendemmia tardive e i passiti.
A Taormina Gourmet durante la masterclass condotta dal giornalista Alessio Turazza insieme all’enologa Eleonora Marconi dell’Istituto Marchigiano di Tutala Vini si degustano dieci diverse espressioni di Classico Superiore Verdicchio dei Castelli di Jesi. “Il nostro Verdicchio è un’uva estremamente duttile e si presta a varie vinificazioni, anche alla spumantizzazione grazie all’acidità, che poi è la chiave di volta anche nella lettura dell’invecchiamento. E ci permette anche di godere della parte vibrante del vino. Ogni produttore così esprimere l’identità del Verdicchio in modo unico”, afferma Marconi. “Il territorio è maturo per iniziare a parlare di una zonazione più precisa – aggiunge Turazza -. Sarebbe il prossimo passo dopo la Docg, per individuare i luoghi di provenienza”.