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Dal Carso al Veneto, passando per il Piemonte: un viaggio tra gli Orange Wine italiani

01 Dicembre 2024
ph Vincenzo Ganci, Migi Press ph Vincenzo Ganci, Migi Press

Old o new? Lo skin contact è una moda o un ritorno di qualcosa che c’è sempre stato? Se la memoria ha futuro, come direbbe Sciascia, nuove forme di vinificazione e affinamento possono prendere nuovamente vita conservando il meglio di quel che siamo stati. “E’ un eco lontano che arriva dalla Georgia e oggi gli orange wine, quei vini macerati sulle loro bucce, sono tornati per restare” è così che Marcello Ingrassia apre la masterclass “Orange wines born in Italy” durante la seconda giornata di Taormina gourmet on tour. Eppure, che siano diventati un “fenomeno” modaiolo sembra indubbio e il rischio che possano smarrire la loro carta di identità diventa sempre più elevato quanto più si eccede nell’arte del non saper fare, tra tempi di macerazione eccessivi o fermentazioni troppo spavaldamente non controllate.

Questa, però, è un’altra storia e i vini del passato, di quelli che crescono e sonnecchiano anche per anni sulle loro bucce senza perdere il loro smalto, sono altri. Sono i vini di grandi e piccoli produttor che dalla terra partono e alla terra arrivano. “Vini spesso di confine, che arrivano da lembi estremi di terra, viaggiando tra i loro limiti geografici e nella macerazione lentamente donano sfumature e pregio, armonia e complessità alla loro stessa terra” continua Ingrassia. A Taormina Gourmet on tour un viaggio tra i macerati italiani.

Il Carso

Alle porte di Trieste c’è una striscia di costa di rara bellezza, è il Carso, con il suo degradare dolcemente verso il mare. È la terra della Vitoska, della Malvasia, della Glera e del Terrano, ed è qui che si incontra per strada la storia della macerazione, con produttori illuminati come Skerk, Primosic e Draga, il cui legame con la terra di origine sembra incastonato nella stessa pietra carsica.

Ograde 2021 – Skerk
È a Prepotto, un minuscolo borgo conteso fra il mare e la selva brada, che Sandi Skerk ha le sue vigne. Una sorta di grand cru dell’altopiano carsico. Ed è qui, sulla bianca pietra calcarea e sulla ferrosa terra rossa che viene prodotto Ograde 2022 un assemblaggio in parti uguali tra Malvasia, Sauvignon, Pinot Grigio e Vitoska. Dopo quindici giorni di macerazione e un breve affinamento il calice si apre a intensi fiori rossi in un sorso nettamente verticale e salino.

Ribolla Gialla riserva 2019 – Primosic
Con una vendemmia di uva surmature e una vinificazione spontanea in tini aperti, l’aromaticità della Ribolla abbraccia un’eleganza olfattiva fatta di iodio, erbe aromatiche e frutta gialla lasciando, invece, al palato ampio spazio a note inorganiche, a rimando stesso della stessa terra di origine, di pietre umide e zolfate. Un vino nobile.

Natural Art 2018 – Draga
A San Floriano del Collio una Ribolla gialla in purezza con una macerazione di oltre 40 giorni offre un olfatto di spessore, fatto di polline, sentori vegetali e poi albicocca, mentre la componente tannica preponderante non lascia molto spazio ad un sorso connotato da una discreta acidità.

Il Piemonte

Dove la brezza marina ligure incontra il vento delle prime colline del Gavi, è qui che sorge Cascina degli Ulivi. Dal 2018 Stefano Bellotti non c’è più, ma la sua voce è nell’aria e i vini della sua terra parlano attraverso la stessa filosofia che appartiene oggi a sua figlia Ilaria.

A demua Novemesi 2016 – Cascina degli ulivi
Vigne quasi centenarie di Bosco, Timorasso, Verdea, Chassela e Riesling Italico che macerano per nove mesi. L’ossidazione pervade il calice e serve un po’ di tempo per arrivare poi a scoprire bacche di liquirizia, prugna secca, albicocca sciroppata e fave di cacao in un sorso dove l’acidità sa giocare con la parte tannica, lasciando spazio alla sapidità sul finale.

Il Veneto

Luce e correnti d’aria è questa Gambellara, terra che si estende fra Vicenza e Verona, in un’area ricca di colline. Terra di confine che ospita i vini estremi di Angiolino Maule capace di ottenere calici che sanno riflettere la natura vulcanica dei suoi suoli in uno col rispetto dei suoi vitigni.

Pico 2022 – Angiolino Maule
Una Garganega in purezza che fermenta in botti di rovere da 30h, nessuna filtrazione nè chiarificazione in un esempio di frutto, mineralità e freschezza.

La Liguria

Il perimetro è una linea di demarcazione sottile e incerta e nelle Cinque terre il confine è in una costa rocciosa dove scoccano le vigne. Uve che si nutrono di luce, di vento e di sole e vini che sbocciano come fiori profumatissimi: fruttati, un poco spigolosi, acidi e asciutti.

Possa 2022
Non si ragiona in ettari, ma in metri quadri e i vigneti di questa azienda certosina sono tutti disposti in terrazzamenti a strapiombo sul mare. Il calice è un naso perfetto tra sentori di affumicatura, ricordi salmastri e polline. Poi iodio e frutta gialla in retronaso, in un sorso nettamente equilibrato, avvolgente e di lunghissima persistenza. Standing ovation

La Sardegna

Dettori Bianco 2022 – Tenute Dettori
La Romangia è l’angolo a nord-ovest della Sardegna e il piccolo paesino di Sennori è un luogo a cui ritornare e un punto da cui partire per fare uno dei più profondi e intimi vini sardi. Qui Alessandro Dettori produce vini degli uomini, e non delle aziende. Ed è così allora il Dettori Bianco 2022 un vermentino in purezza frutto del lavoro umano che fa solo cemento (sia per la macerazione che per l’affinamento) e che profuma di mediterraneo tra sbuffi di mirto e note agrumate. In bocca sembra carezzevole, con un leggero residuo zuccherino che riesce, però, a trovare una giusta contemperazione in un apporto di media acidità e sapidità.

Sacava sulle Bucce Parteolla 2022 – Sa Defenza
A Donori, un piccolo paese del sud Sardegna, 30 chilometri da Cagliari, Pietro e Paolo si occupano principalmente della conduzione delle vigne e di tutti i passaggi di lavorazione e trasformazione in cantina. Sono nati come garagisti. Poi hanno avviato una piccola produzione. E infatti solo 500 bottiglie sono state prodotte di Sacava sulle bucce Parteolla, un Vermentino in purezza che fa solo acciaio. E’ etereo, smaltato, mentre una linea sottile vegetale alleggerisce l’intero olfatto in un sorso mieloso e di lunga acidità.