Se oggi Borgogno è una cantina che rappresenta una rara memoria storica del territorio di Langa il merito è della straordinaria preziosità del tempo. “Essere lenti nelle proprie azioni significa avere tutto il tempo di comprendere le cose e di farle nel modo giusto. Così si è fatto e facciamo col Barolo e così facciamo adesso sull’Etna nel versante Nord del vulcano con Carranco, in collaborazione con il Cavaliere Tornatore”, dice Andrea Farinetti alla masterclass che si è svolta a Taormina Gourmet on tour e che ha avuto come protagonisti proprio quei rossi tanto apprezzati nel tempo. “Siamo davanti a due territori con una storia diversa alle spalle ma la nostra filosofia produttiva è la stessa. Da una parte c’è la provata longevità del Barolo con la “Giacomo Borgogno & Figli”, dall’altra l’attrazione del vulcano, che lascia intuire grandi potenzialità in termini di invecchiamento”.
Andrea racconta della sua prima volta in visita sul vulcano: “La mia prima visita etnea fu da Frank Cornelissen che al mio arrivo mi fece lavare i piedi con l’acqua ossigenata prima di entrare in cantina”, racconta sorridendo. Ma da lì in poi il nesso con le Langhe è stato per lui naturale. “La similitudine sta nel clima che si respira, nel rispetto totale, in quell’unico pensiero che dà valore a singoli vitigni”. “Di certo nessuno decide dove nascere e in quale famiglia. Io ho avuto la fortuna di nascere nelle Langhe negli anni ’90 e ho cominciato in un periodo d’oro. Ma ci sono tanti territori con medesime potenzialità che attendono solo il momento giusto per farsi conoscere. Per onestà intellettuale noi non ci attribuiamo meriti, cerchiamo solo di dare valore anche ad altri territori. E l’Etna è tra questi”.
A condurre la degustazione il giornalista Andrea Gori che sottolinea la piacevolezza che contraddistingue quei rossi, anche se non giovanissimi. Gori chiede se il Nerello mascalese può stare sullo stesso palcoscenico del Nebbiolo. Una domanda lecita, che fa riflettere. Sui calici le differenze ci sono e sono diverse. Parliamo di due territori diversi, ma le similitudini non mancano, a cominciare dal calore. La degustazione fa intuire un medesimo percorso evolutivo, seppur nei primi sia il frutto a prevalere al momento. I giovani rossi etnei, tuttavia, mostrano esperienza alle loro spalle e interessanti prospettive.