COSA BEVO
Un Grillo all’emporio dei fenici
Chi può imbottigliare un vino ed evocare tremila anni di storia? Chi può vantare di berne un sorso e richiamare una civiltà lontana come quella dei fenici? Se il vino è cultura, la scommessa dei Tasca d’Almerita che hanno deciso di produrre un Grillo in purezza proprio con le uve coltivate a Mozia, l’isolotto che fu l’emporio dei fenici, è già vinta. Non è la prima volta che ci si cimenta tentando di sfruttare enologicamente parlando le mille opportunità che offre questo pezzo di terra di appena 36 ettari di fronte a Marsala. Il primo a crederci, è doveroso ricordarlo – fu l’enologo Giacomo Tachis quando scoprì che su Mozia c’è un antico vigneto di uva Grillo, poco più di un ettaro. E da lì venne fuori un vino sperimentale da vendemmia tardiva che produsse l’Istituto regionale della Vite e del vino. Mozia non è solo civiltà fenicia. E anche la folgorazione di un inglese come Whitaker che decise di acquistare un secolo fa circa tutto l’isolotto, pezzo per pezzo da alcuni contadini marsalesi.
Oggi grazie all’accordo tra i Tasca d’Almerita e la fondazione Whitaker che di Mozia è proprietaria, viene fuori un grillo in purezza annata 2007, che si presenta con un bel colore giallo dai riflessi dorati. Al naso profumi netti di ananas e fiori di zagara, al palato entra compatto, sostenuto da una buona vena acida che lo destina, almeno speriamo, a lunga vita. E per chiudere una nota di mandorla un po’ amara a caratterizzare questo bianco. Che come pochi può vantare suggestioni ricche di storia e bellezza. Una scommessa, un fiore all’occhiello, l’abbraccio tra vino di qualità e territorio. Ce ne sono 10 mila bottiglie, non tantissime. In enoteca costa sui 15 euro. Sorsi di cultura.
F. C.