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La sinergia felice tra vino e beni culturali. Così la Rallo si lascia ispirare dall’Unesco

05 Dicembre 2016
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(Lazisa e Lacuba di Rallo)

L'intuizione non è del tutto inedita. Ma è felice. Produrre vini, trovargli un nome che sia un richiamo al patrimonio culturale di un territorio. Sembra facile. Ma bisogna studiarci su. 

E individuare alla fine un messaggio che non rappresenti un'esagerazione. Che non appaia roboante. Che non sia troppo sofisticato. Altrimenti si rischia l'effetto boomerang. L'esempio innescato dalla cantina Rallo ci sembra azzeccato. Due vini, un bianco e un rosso, che tracciano il solco dei beni culturali. Il primo è il bianco: si chiama Lacuba, così, unica parola, e si richiama a La Cuba, uno dei simboli della dominazione normanna a Palermo, in corso Calatafimi, sollazzo di Guglielmo II; l'altro è un rosso, Lazisa, anche qui unica parola, e prende spunto dalla Zisa, la splendida dimora estiva dei sovrani normanni (la costruzione fu cominciata da Guglielmo I e poi proseguita da Guglielmo II tra il 1165 e il 1180). Entrambi due monumenti che hanno contribuito a creare un itinerario arabo-normanno presupposto essenziale attraverso cui Palermo ha ottenuto il riconoscimento dell'Unesco come Patrimonio dell'Umanità lo scorso anno. Un valore aggiunto enorme e tutto da sviluppare nei prossimi anni. 


(La Cuba a Palermo)

Non sappiamo quanto tutto questo si traduca in appeal. Ma è certo che un consumatore avrà piacere di bere un vino che possa richiamarsi in modo così chiaro a un elemento di storia e di cultura. Se a bere è uno straniero avrà un valore aggiunto. Se è un siciliano avrà un motivo di orgoglio per approfondire la propria storia. In ogni caso bere vino nell'immediato futuro sarà sempre di più un modo per scoprire territori, geografia, storia, identità, cultura.


(La Zisa a Palermo)

Lacuba, annata 2014, è un Grillo che fa fermentazione e affinamento in legno di acacia (le botti cambiano dimensioni) e costa in enoteca 18 euro. Fiori gialli secchi e nocciola al naso, il sorso mantiene freschezza, il legno è ben dosato, il finale è persistente. Lazisa, annata 2013, è un Nero d'Avola che fermenta in botti di rovere e si affina in altre botti per otto mesi. Costa in enoteca 20 euro. Naso intenso di note di cioccolato, marasca e prugna matura. Il sorso è robusto, di buon equilibrio, ancora un pizzico astringente e dal finale lungo. Potrà crescere ancora. Due vini con le varietà di uve più importanti in Sicilia. Due vini diversamente moderni. Ancorati alla storia, verrebbe da dire già a partire dal nome, che strizzano l'occhio ai consumatori di tutto il mondo. Una bella scommessa. 

C.d.G.