“Con il mio vino desidero soltanto conquistare il sorriso di un amico”, esordisce così, senza grandi pretese, Alessandro Chiarelli, presidente della Coldiretti siciliana, per raccontare l’avventura dei primi due vini imbottigliati, nati nella sua fattoria, l’azienda Manostalla, a Balestrate, tra Trapani e Palermo: un antico baglio risalente ai primi dell’800, proprietà un tempo dei Padri Gesuiti che lo utilizzarono come luogo di preghiere all'interno del feudo di Manostalla dei Baroni Chiarelli Rossotti di Pietralonga.
I due vini sono ottenuti da uve biologiche certificate coltivate nei 26 ettari dell’azienda. Sono un Catarratto in purezza, il primo, chiamato Don Stefano, un Nero d’Avola in purezza il secondo (Monostalla Nero d’Avola). Poche bottiglie: 5.000 complessivamente (1.600 per il bianco, 3.500 per il rosso), da offrire direttamente agli ospiti della fattoria, acquistabili a breve anche nel sito online e presto disponibili in uno o al massimo due punti vendita tra Catania e Palermo.
L’azienda, che fa parte della rete delle Fattorie Sociali presenti nel territorio siciliano, è una realtà multifunzionale ed offre già da anni ai propri clienti un servizio di ristorazione con i propri prodotti quali l'olio, il latte, i formaggi, la ricotta, gli ortaggi, le carni del suo allevamento ovino e bovino e tra questi anche il vino sfuso, ottenuto delle uve biologiche raccolte e trasformate in un apprezzato Bianco d’Alcamo.
L’idea di produrre le prime bottiglie aveva già preso forma un po’ di tempo fa, poi abbandonata ed infine ripresa. “Non ho avuto fretta, ho atteso il vino che volevo, dopo tante prove. Oggi penso di esserci riuscito e mi ritengo soddisfatto ora che posso servirlo imbottigliato al tavolo dei miei ospiti. È il vino che desideravo”, dice Chiarelli.
“Ho cercato di ottenere un prodotto non omologato – spiega – che rispecchiasse il territorio, magari distinguendosi. Le annate giocheranno un ruolo man mano che produrremo. La mia ambizione è quella di sorprendere il wine lover e tentare di realizzare un vino piacevole e che non sia scontato. Voglio dire di più: quanti vini oggi sanno realmente trasmettere la passione del produttore, il suo amore verso la terra da cui nascono? Pochi. E quanti riescono ad essere bevuti senza causare mal di testa? Vorrei che ritornasse la filosofia del vino, il gusto del buon bere che fa star bene, conquistando anche le donne, che bevono meno, e i giovani, che preferiscono ancora la birra, offrendolo loro un prezzo giusto. Bere bene non vuol dire necessariamente spendere tanto”.
Con questo entusiasmo Chiarelli racconta la nascita del primo bianco di Manostalla, il Don Stefano, da uve Catarratto in purezza. “Per me è un vino fedele al territorio, senza fronzoli, schietto e con quella nota di “mosso” che nel Catarratto tende poi a scomparire. E gli dà una peculiarità tutta sua”.
Nei 26 ettari di vigneto le uve certificate biologiche e vinificate in convenzionale conservano le note profumate e salmastre del territorio da cui provengono. Dalla raccolta delle uve al vino, pronto già a marzo, sono pochi i passaggi, nessun contatto con il legno, per un vino di facile consumo e adatto ad ogni occasione.
Nel calice il colore è giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso si apre deciso con netti richiami floreali di zagara, che si amalgamano con note fresche di pesca bianca, pera matura e con echi salmastri. In bocca è rotondo, con una carezzevole bevibilità e con una nota lievemente frizzantina. Non del tutto fermo dunque. Può essere un buon compagno da aperitivo. Ottimo con piatti a base di pesce o di carne bianca ma anche con formaggi morbidi o dal sapore più deciso. Sugli otto euro in enoteca.
Francesca Landolina
Azienda Agricola Manostalla
Contrada Manostalla
Balestrate – 90047
Tel. 091 878 7033
www.fattoriamanostalla.com