COSA BEVO
Etna rosso,
che fenomeno
Non mi piacciono i paragoni, e non mi piace di conseguenza chiamare “piccola Borgogna” quello straordinario territorio costituito dalle pendici dell’Etna solo perché, come pare, è particolarmente vocato alla coltivazione del Pinot Nero; i suoi terreni prevalentemente sabbiosi e vulcanici ricchissimi di minerali e il particolare clima danno origine infatti da secoli ai vini meno “siciliani” della regione – per come oggi intende il mercato tale aggettivo – ma dalle caratteristiche così interessanti da costituire un “unicum” nel panorama enologico internazionale.
Giuseppe Benanti, con l’Azienda Vinicola di famiglia a Viagrande (Ct), e l’enologo Salvo Foti sin dal 1988 sono impegnati nello studio e valorizzazione dei vitigni autoctoni della zona, e hanno dato un contributo fondamentale alla rapidissima crescita qualitativa dei vini che ne derivano.
Il Serra della Contessa, annata 2005, è un tipico Etna Rosso da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio dall’impenetrabile colore rosso rubino e dagli inebrianti profumi di ciliegia, mirtilli, more, prugna e viola ben amalgamati alle note di pepe nero, vaniglia e liquirizia; di notevole ampiezza l’approccio gustativo, pieno e avvolgente, con tannini morbidi che fanno sentire la loro presenza con discrezione, in elegante equilibrio con il tenore alcolico e l’acidità, e un finale di notevole persistenza con ricordi di frutti di bosco.
Da bere con secondi a base di carne come l’agnello in umido con patate o i peperoni ripieni di tritato e con formaggi stagionati come il ragusano, costa circa 30 euro.
Gaspare Mazzara