di Massimiliano Montes
Quando si parla di Brunello di Montalcino il pensiero va inevitabilmente alla famiglia Biondi Santi.
Nella seconda metà dell’800 Clemente Santi, esperto in chimica ed agronomo, comincia a studiare un clone di Sangiovese, il Sangiovese a bacca grossa, nella zona di Montalcino chiamato Brunello a causa del colore scuro dell’acino. Nasce un grande vino, che però fino al dopoguerra rimane quasi sconosciuto e destinato alle tavole di pochi fortunati.
Negli ultimi 60 anni le aziende produttrici di Brunello si sono moltiplicate ed il 1 luglio 1980 viene autorizzata la Denominazione di Origine Controllata e Garantita Brunello di Montalcino.
Maria, Elina, Giovan Gualberto e Ludovica Lisini, sono i proprietari di un’azienda che affonda le proprie radici indietro nel tempo fino al 1500, epoca alla quale sembra risalire la proprietà dei principali tenimenti di famiglia, tra Chianti e Montalcino. Azienda che con il concorso nella gestione di Lorenzo Lisini Baldi ha raggiunto livelli qualitativi di eccellenza senza cedere alle pressioni meramente commerciali del mercato.
La loro vigna più prestigiosa è sicuramente l’Ugolaia. 1.5 ettari impiantati a 320 m.s.l.m. su un terreno prevalentemente tufaceo, esposti a sud-ovest, che sono indubitabilmente la “cassaforte” di famiglia.
Lorenzo Lisini
Da vitigni coltivati a cordone speronato basso con una resa di circa 60 q/ha, si producono, solo nelle migliori annate, da 8.000 a 10.000 bottiglie. La conoscenza dell’Azienda e quella personale di Lorenzo Lisini, insieme ad un errore materiale di un bonifico per cui ho pagato alcune bottiglie cinque volte il loro valore (mi hanno restituito la somma in eccesso, tranquilli), è stato un elemento catalizzatore di simpatia nei confronti delle persone e dei vini della famiglia Lisini. Dei vini sicuramente per la loro bontà.
L’annata 2004 è considerata una delle migliori del secolo e l’Ugolaia ha dato il meglio di se.
Stappata e gentilmente decantata, o versata direttamente in grandi calici, è una sorpresa per i sensi, emozionante e meritevole di un buon ricordo. La differenza tra decantazione e calice è sensibile, oggi, dopo circa 7 anni di invecchiamento. Personalmente non sono un nemico della decantazione, come alcune scuole moderne. Credo che una cauta ossigenazione del vino determini un sensibile miglioramento delle sue qualità organolettiche.
Ludovica Lisini e l’enotecnico Filippo Paoletti
Il colore dell’Ugolaia 2004 è rosso rubino, intenso ma non impenetrabile. L’unghia, ovvero la quota di vino più sottile quando si inclina il calice, ha una buona trasparenza e tende al granato.
Avvicinando il calice al naso, senza rotearlo, per cogliere gli aromi di apertura, si percepisce un chiaro aroma di amarena. Un po’ aspra ma calda ed avvolgente. In secondo piano una prugna fresca. Dopo la roteazione un fugace sandalo lascia il passo ancora all’amarena ed alla prugna fresca, accompagnate da aromi secchi di fiori di macchia, mirto e ginepro.
Al palato colpisce il nerbo acido ed i tannini, ancora giovani ed astringenti ma buonissimi.
La retro-olfazione ci regala sentori di cuoio, un lieve fumé, ed un goudron assolutamente in secondo piano e composto. La persistenza è da manuale.
Ugolaia
Attendere questo vino è un obbligo. Come un buon libro che va letto fino in fondo per essere compreso. L’attesa ripaga, e dopo alcuni “quarti d’ora” emerge un ricordo di caffè tostato con note di liquirizia, che si sovrappone, nella percezione olfattiva, ai sentori di frutto caratteristici di questo vino.
Insomma, l’Ugolaia è indiscutibilmente un grande Brunello ed il 2004 è un millesimo che merita una menzione particolare e che non sfigura accanto alle migliori annate dei nomi più blasonati. Deve fare qualche anno di bottiglia, è un vino ancora giovane che raggiungerà il suo culmine certamente dopo almeno 10 anni di giusto affinamento in vetro, ma è possibile godere delle sue grazie oggi, anche solo per studiarne l’evoluzione nel tempo. 94/100
Azienda Agraria Lisini
Sant’Angelo in Colle
53024 Montalcino SI
http://www.lisini.com