Alberata aversana
di Fabio Cimmino
Paolo Monelli nel suo bel libro “Il vero bevitore” scrive : “L’Asprino, era ancora piena estate, me lo andavo a bere come aperitivo: fresco di grotta, acidulo, pallidissimo, fra il color paglia e il verdolino”.
Monelli cita il Redi a cui non piaceva: “quel d’Aversa acido asprino/ che non s’è agresto o vino”. Papa Paolo III Farnese lo beveva “per vincere i calori dell’estate e anche per purgare gli umori del corpo”. Insomma non mancava in nessuna cantina, bettola o tavola illustre quando, d’estate, occorreva dissetarsi con qualcosa di diverso dall’acqua. Veronelli lo paragona ai vinhos verdi portoghesi. Soldati lo assaggia per la prima volta e ne rimane strabiliato: “non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprino: nessuno.
L’Asprino profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchezza totale, sostanziale, che non si può immaginare se non lo si gusta. Ma che vino! Che grande “piccolo vino”! Terra di cipria rossa, una sabbia rossastra e finissima, coltivata con vitigni nella tipica alberata aversana consociati ai pioppi fino ai 15 metri d’altezza ! Un vino fresco, leggero, dissetante che oggi ritroviamo, probabilmente, nelle sue migliori espressioni quando spumantizzato.
La famiglia Martusciello ne produce anche un numero limitato di bottiglie metodo classico che rimane non meno di 48 mesi sui lieviti. Giallo paglierino intenso e luminoso, dai riflessi verdolini. Spuma di ottima consistenza e perlage fine e persistente. Naso di fiori ed erbe aromatiche, di lieviti e frutta gialla. Al palato entra fresco, si distende cremoso chiudendo asciutto e pulito. Una bollicina d’autore splendida come aperitivo ma anche, grazie alla sua importante struttura, valida per accompagnare tutto un pasto. Ideale per augurare a tutti i lettori di Cronache di Gusto un sereno 2012. Cin, cin!