Fanno puzza, i bambini li odiano, ma fanno bene. Sono i cavoli.
Il suo nome “figo” è «Brassica oleacerea». In Sicilia il nome è spesso confuso. Il cavolfiore lo chiamiamo broccolo, mentre in realtà il cavolo broccolo è quello che a Palermo viene chiamato “sparacello”. Chiamatelo come volete, ma il cavolo a tavola dovrebbe essere una buona abitudine, come conferma anche Fabio D’Anna, docente di colture protette presso la facoltà di Agraria dell’università di Palermo. “Per le sue proprietà benefiche è stato dimostrato che il cavolo ha un’azione anti-tumorale. Studi americani hanno confermato la diminuzione di tumori allo stomaco ed al colon nei soggetti che mangiano abitualmente i cavoli, perché liberano un sacco di quantità di prodotti solforati”. Non è la sola ragione per mangiare i cavoli. Hanno buone quantità di potassio, fosforo e vitamina B. “I cavoli puzzano in cottura perché spesso commettiamo l’errore di cucinarli parecchi giorni dopo averli acquistati – dice il professor D’Anna –. Meglio farlo entro 48 ore”. Per cucinarlo, poi, sarebbe buona regola farlo con poca acqua, meglio se al vapore, “e soprattutto evitiamo di cucinarlo troppo – disuggerisce il docente –. Se cotto troppo il cavolo perde parte delle sue proprietà benefiche”. In Sicilia si producono cavoli un po’ dappertutto. Ce ne sono molte varietà e si distinguono in base ai colori: giallo, verde e viola. Quella palermitano è quello verde. A Catania prevalenza viola, mentre quello bianco è generalmente importato. “Quello viola è quello che ha maggiori proprietà benefiche”, dice D’Anna. In Sicilia si coltivano circa 3.200 ettari di cavoli, 2.000 di questi sono coltivati a cavolfiore. Ci sono praticamente tutto l’anno, ma “è meglio comprarlo ed acquistarlo tra novembre e marzo”, specifica D’Anna.
Una curiosità: i cavoli fanno bene all’umore. Le persone nervose, magari stressate da una super giornata di lavoro, se mangiano cavolo, si tranquillizzano. Un motivo in più per non farne a meno.
Giorgio Vaiana