Dentro ad ogni piatto un pensiero, una dedica, un ricordo. Alla Sicilia, alla “Santuzza”, ma anche agli affetti più cari dei due chef: lo stellato Carmelo Trentacosti (MEC Restaurant) e Salvatore Gambuzza (resident chef di Donna Floriana), protagonisti della cena a quattro mani realizzata domenica 23 luglio scorso al ristorante Donna Floriana del Mangia’s Resort Torre del Barone di Sciacca. Del resto, non poteva che essere questo, la “cucina dei sentimenti”, il filo conduttore della prima esperienza stellata realizzata all’interno di uno dei 5 bistrot del gruppo Mangia’s. Ristoranti che propongono una cucina gourmet, ma che nascono ed attingono a piene mani dal ricettario di “Donna Floriana”, la mamma del presidente del gruppo Marcello Mangia che, proprio quest’anno, ha deciso di aprire al pubblico la proposta sofisticata, elegante e contemporanea dei bistrot che, grazie al ricettario di famiglia, mantengono in tutte le 5 sedi (Brucoli, Favignana, Pollina, Sciacca e Santa Teresa in Sardegna) a un legame speciale con la tradizione e il gusto siciliano.
Grazie al percorso fatto negli ultimi mesi, e dopo il successo dello “special dinner” di domenica scorsa, il Donna Floriana di Sciacca si candida a diventare un punto di riferimento per l’alta ristorazione siciliana. Un particolare merito va attribuito al direttore del Resort Torre del Barone di Sciacca, Keswan Monien, che ha saputo magistralmente cogliere la sfida lanciata dal Gruppo Mangia’s. Ma andiamo ai veri protagonisti della cena, i piatti. La cena, presentata dalla giornalista Federica Terrana, inizia con uno dei piatti più conosciuti ed apprezzati dello chef Carmelo Trentacosti, il finto baccello di piselli, realizzato con crema di piselli ed una terra di olive nere. Un amuse bouche perfetta per iniziare a stimolare le papille gustative. Il secondo piatto, “Russu d’amuri” è una dedica dello chef Salvatore Gambuzza alla madre: trasparenza di tonno bilanciato agli aromi siciliani con anice stellato che avvolge un fresco cuore di anguria. Si diceva della cucina dei sentimenti e, dopo l’omaggio alla madre del residente chef, arriva il “Cuore di Papà” di Carmelo Trentacosti: un pomodoro cuore di bue delicatamente fermentato su un fondo di maionese vegetale, accompagnato da uno sgombro affumicato e da un croccante di tumminia. Dopo i primi tre piatti, delicati e piacevolissimi, arriva la spinta degli chef. Carmelo Trentacosti porta in tavola la sua versione di un must dell’estate palermitana: la pasta coi “tinnirumi”: dei golosissimi fusilloni cotti in tegame con una clorofilla di tenerumi, salsa mornay al sentore di zafferano e trapanese di pomodoro. L’ultimo piatto, prima del dessert, è Mariterra di Salvatore Gambuzza, un delicato filetto di merluzzo cotto a bassa temperatura ed avvolto da uno strato di cipolla paglina, con una spuma di patate, polvere di arabica e cardamomo. Dopo il tiepido di brioche con granita di limone, che più Sicilia non si può, Carmelo Treantacosti propone “Ciuri”: un fiore di rabarbaro in dolce cottura, con una mousse al lampone, gelato ai frutti rossi e meringa all’anice stellato.
C’è del sentimento anche nell’ultima “coccola” della serata: un piccolo segno di gratitudine chiamato “Sacrificio e passione” che, come afferma Carmelo Trentacosti: “Vuole essere un omaggio a tutti coloro che lavorano al nostro fianco, perché la stella Michelin non è mai un successo raggiunto in solitaria dallo chef, ma un traguardo tagliato insieme con tutto lo staff, non ha caso la stella viene, giustamente, attribuita al ristorante e non allo chef”.