“Abbiamo individuato sei sottozone a Mamoiada”. Così Giovanni Ladu, giovane presidente dell’Associazione Mamojà, presenta al Vinitaly 2024 la prima zonazione geografica dell’area viticola di questo piccolo areale sardo della Barbagia. “Non è una zonazione ufficiale, ma una mappa che aiuterà a spiegare meglio i vini di questo territorio”, dice Ian d’Agata esperto e critico enoico che, attraverso il progetto Micro Mega Wines del Vinitaly, sostiene quei progetti “dai micro volumi e dalla mega qualità”. Come la qualità di Mamoiada micro paese di 2.500 abitanti sotto i monti del Gennargentu e una superficie vitata di 350 ettari. Il protagonista qui è il Cannonau, che ricopre quasi il 95% del territorio e dove non di rado si incontrano ancora filari di vitigni rari come il Pascale e la Monaca; il 5% per cento è, invece, investito a Granatza il bianco autoctono della Sardegna.
“E’ dal 2015 che lavoriamo per valorizzare, attraverso il vino, il nostro territorio” continua Ladu. Così ricerche, lavori in sinergia con gli agronomi, racconti del passato, e “soprattutto uno studio attento del territorio, del clima, del modo di comportarsi delle vigne” hanno dato vita alla prima zonazione geografica dei vini di Mamoiada. E da allora un piccolo cantiere a cielo aperto si è aperto nel piccolo centro di Mamoiada, con oltre 40 cantine di nuova costruzione e locali adibiti alle degustazioni. Su 40 cantine presenti sul territorio, 26 fanno parte dell’associazione con un disciplinare da rispettare che vieta l’uso di prodotti sistemici in vigna piuttosto e che in cantina predilige fermentazioni spontanee. L’obiettivo? Le Ghirade di Mamojada come i cru in Borgogna o le contrade dell’Etna.