Qualcuno lo ha definito “vino inclusivo”, perché piace a tutti. A noi piace chiamarlo “il vino della contentezza”, senza nulla togliere al suo valore, perché – sia chiaro – non esiste vino al mondo che possa essere oggetto di snobismo, anche se per un po’ di tempo forse il Lambrusco ne è stato vittima. Colpa dei “Lambruschini” del passato, come li ha definiti qualche produttore impegnato nel riscatto del vino territoriale, e in parte forse della stampa, più impegnata, a volte, in elucubrazioni mentali su altri vini, considerati degno argomento di un simposio dell’antica Grecia. Il Lambrusco, vino tra i più noti in Italia, tra i più venduti al mondo, è stato l’assoluto protagonista del World Lambrusco Day che si è tenuto a Matera. Il sipario si è aperto con una cena con le autorità locali (comune di Matera, Provincia, Regione ed Enoteca Lucana) per uno scambio di sinergie con il territorio ospitante. Non è la prima volta, infatti, che il Consorzio del Lambrusco porta i vini in giro per il mondo, in Italia e all’estero, al di fuori dei propri confini. A tal proposito, sarà New York la sede dell’evento in campo internazionale, da quanto è stato annunciato. Ma tornando alle novità più intrinseche, nella due giorni è anche arrivata una conferma da parte del direttore del Consorzio, Giacomo Savorini, anticipata qualche tempo fa: già dalla prossima vendemmia ci sarà l’introduzione della versione bianca per il Lambrusco di Sorbara Doc, l’inserimento della prima sottozona della denominazione di Montebarello all’interno della Doc Grasparossa di Castelvetro (nelle aree collinari dei comuni di Castelvetro di Modena, Marano sul Panaro, Vignola, Maranello, Fiorano Modenese, Prignano sulla Secchia, Savignano sul Panaro, Spilamberto e Sassuolo) e l’introduzione della fascetta di Stato per l’Igt Emilia.
Il Lambrusco adesso gioca una partita importante sul campionato mondiale, perché è perfettamente allineato ai trend di mercato, che premiano vini leggeri, piacevoli e con basso tasso alcolico. Ma di questo vino è bene iniziare a sapere molto di più. Bisognerebbe innanzitutto parlare al plurale dei “Lambruschi” e poi approfondire. Ed è davvero un bel divertimento districarsi tra colori, sfumature, tecniche e tipologie, tra metodi classici, Martinotti, rifermentati in bottiglia o ancestrali. La due giorni in Basilicata è stata l’occasione per focalizzare l’attenzione proprio su alcuni di questi aspetti, con due interessanti masterclass a Palazzo Malvinni Malvezzi condotte dal Master of Wine italiano Gabriele Gorelli e una terza per gli addetti ai lavori e i winelover, guidata dal wine educator Filippo Bartolotta dal titolo “I colori del Lambrusco”. Il primo seminario di Gabriele Gorelli ha avuto come focus territorio, differenze di suoli e denominazioni e in particolare metodiche produttive, a partire dagli spumanti Metodo Martinotti e Metodo Classico, fino al più diffuso frizzante e ai rifermentati in bottiglia con una particolare attenzione al Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Marani Metodo classico e Grasparossa. Nel secondo seminario un approfondito focus su territori e stili, non solo del modenese, ma anche del reggiano.