“Small is beautiful”: questo il titolo dell’incontro moderato da Nunzio Castaldo con Giuseppe Leonardo LoCascio. Si tratta di un focus dedicato ai piccoli produttori. A Wine2Wine a Verona ci si chiede e si analizza quanto sia complesso e costoso il mercato americano. Non si può lasciare libero il settore perciò sono stati previsti due livelli legislativi: uno riguarda la tassazione, l’altro riguarda lo Stato. Con il 21esimo emendamento i singoli Stati possono decidere le proprie regole. In America tutti i vini risultano più costosi a causa della tassazione. Per i piccoli produttori è quindi importante avere sotto mano i numeri: 450 milioni di casse è la quantità di vino consumata negli Stati Uniti nel 2021. I vini italiani sono circa il 10% di quelli bevuti in America. Si parla di un terzo dei vini importati a livello globale anche da altre nazioni. Le cantine italiane si ritrovano davanti a una iper concorrenza, a un grande consolidamento dei distributori e a un rallentamento del consumo, dovuto a cambiamenti demografici. Per i vini italiani si parla 40 milioni di casse consumate e 18 milioni di consumatori.
Come arrivare quindi negli Stati Uniti? Si può dare la chiave dell’azienda all’importatore nazionale che prende tutte le decisioni. L’alternativa è un distributore regionale di piccole dimensioni che fa la distribuzione nel suo Stato. C’è poi una terza alternativa che è l’importazione diretta. Le aziende creano una società oltreoceano con personale assunto sul luogo. Chiaramente si parla di una soluzione più costosa. Il modello perfetto non esiste ma varia da produttore a produttore, deve dunque essere una scelta personalizzata. Una cosa è certa: i consumatori americani amano il Made in Italy e questo è un valore da seguire, oltre alla diversità che è ammirata negli Stati Uniti. Questo deve essere il punto di forza per i piccoli produttori per poter portare i loro prodotti in America.