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Eventi e iniziative

I tre Master of Wine italiani puntano Marsala: “Dopo l’Etna questo è il territorio dei miracoli enologici”

04 Marzo 2025
Gabriele Gorelli, Pietro Russo, Andrea Lonardi - ph Walter Parrinello Gabriele Gorelli, Pietro Russo, Andrea Lonardi - ph Walter Parrinello

Affiatati, scanzonati, micidiali. I nostri Master of wine Gabriele Gorelli, Andrea Lonardi e Pietro Russo, soprannominati i tre moschettieri del vino, si sono dati appuntamento al bolognese Grand Tour Italia per la prima presentazione ufficiale del loro articolato progetto “Salt West” sui nuovi vini di Marsala. “Ma non vogliamo certo fare il vino dei Master of Wine. Piuttosto intendiamo contribuire a far conoscere in modo nuovo e più contemporaneo un luogo che ci ha fatto innamorare, salvandolo dall’oblio e dal degrado”, ha puntualizzato Lonardi.

Il terroir è quello unico della Salina dello Stagnone, più estesa area lagunare del sud Italia, nonché paradiso della biodiversità e destinazione iconica del 2025 secondo il New York Times, già oggi ai vertici della classifica delle aree più instagrammate d’Italia grazie alle vedute dei mulini a vento che si specchiano su liquidi tramonti senza fine. Da queste parti, ricorda il siciliano Pietro Russo, dopo la bonifica a opera degli spagnoli e il boom grazie agli inglesi arrivava buona parte delle uve destinate a confluire nel Marsala, ma la pratica millenaria della viticoltura era poi stata in buona parte accantonata. Il potenziale, tuttavia, resta meritevole della massima attenzione. Alla distanza media di 500 metri da un mare bassissimo e salatissimo, dove non a caso si “coltiva” il sale, soffia quasi costantemente lo scirocco in un clima caldo e arido, che consente di raggiungere agevolmente i 15 gradi naturali. Cosicché si parla di vino con il linguaggio avventuroso dei marinai. Il suolo sabbioso riveste un plateau calcareo friabile, che consente alle radici di affondare attraverso il deposito del reef verso la falda freatica di acqua dolce, preziosa per la coltivazione dei vitigni tipici, ovvero grillo, inzolia e catarratto, presenti nei vecchi impianti in biotipi selezionati nel tempo.

Condizioni ideali per produrre vini di nuovo conio insieme a un gruppo di vitivinicoltori visionari, riuniti dal bollino “Radici nel Mare”. Per farne parte è indispensabile che le vigne rientrino nell’areale storico e siano piantate con i succitati vitigni autoctoni; nella loro conduzione non possono essere impiegati diserbanti, insetticidi né tantomeno irrigazioni, dato che l’acqua di sicuro non manca. Il fine è quello di produrre bianchi fermi con un buon potenziale di invecchiamento, che si discostino dal consueto immaginario del Marsala conquistando la ribalta internazionale.

Per esempio il Vignarara di Francesco Intorcia Heritage, grillo vinificato in acciaio e lasciato per sei mesi sui lieviti; oppure il Firma del Tempo di Marco Fina, altro grillo ma riserva, fermentato per il 20% in barrique. Per finire con il vino del trio: Officina del Vento, terzo grillo prodotto in appena 4.170 bottiglie su un’antica vigna piantata ad alberello, estesa su un ettaro e affacciata sull’isolotto di Mozia, potata e vendemmiata di persona, senza il ricorso in vinificazione a tecnologie astruse. “Perché qui il vino è sempre stato buono anche senza”. Tre sculture di sale che riverberano diversamente il romanticismo dei luoghi, fra note di iodio e poseidonia fermentata, salicornia e agrumi.

I tre scommettono che dopo il boom dell’Etna sarà questo il nuovo teatro dei miracoli. “Abbiamo scelto di acquistare dei vigneti qui e di dimostrare sul campo quale sia l’attrattività che questa porzione di territorio può liberare per divenire una destinazione enoturistica ed esperienziale di target alto”, ha chiosato Russo. “Il paesaggio è unico: laguna, saline, isole sullo sfondo, la suggestione dei mulini sono elementi trainanti per farne una zona di produzione di vini iconici – incalza Gorelli – Salt West è un progetto di restituzione, rilancio e salvaguardia di un territorio magico che per noi è diventato casa”.