Quasi imminente l’avvio del Vinitaly 2025. E per non perdersi tra migliaia e migliaia di stand e migliaia di etichette diverse, abbiamo chiesto a grandi esperti del mondo del vino e amici della redazione di Cronache di Gusto, di suggerire, ai nostri lettori, una lista con dieci etichette che vale la pena provare nel corso dell’evento di VeronaFiere. E così, dopo Daniele Cernilli, alias DoctorWine (leggi questo articolo>), oggi tocca ad Andrea Gori, oste e sommelier da sempre (gestisce con il fratello Da Burde a Firenze), ma anche giornalista e grande divulgatore del mondo del vino. Oltre ad essere ambasciatore dello champagne. Insomma, uno di cui fidarsi.
I dieci vini imperdibili al Vinitaly 2025… secondo Andrea Gori

I CONSIGLI DI ANDREA GORI
Scoglio Nero, Tenuta Isola nel Giglio
L’Isola del Giglio, un gioiello dell’arcipelago toscano, custodisce un tesoro enologico unico: l’Ansonica, un vitigno che affonda le sue radici in terreni di sabbia granitica, baciati dal sole e accarezzati dalla brezza marina. Questa varietà, pur essendo un bianco, sorprende per la sua struttura tannica, tanto da essere spesso scambiata per un rosso in degustazioni alla cieca. Tenuta Isola nel Giglio, nata dalla passione di Tenuta Casenuove, storica azienda di Panzano in Chianti, ha saputo interpretare al meglio questo terroir straordinario. Scoglio Nero, il loro vino di punta, è un’ode alla macchia mediterranea, con profumi intensi di ginestra, carrube ed elicriso, e un’inaspettata nota graffiante che lo rende un bianco di carattere, capace di emozionare e sorprendere.
Costa di Rose Vajra Barolo 2021
L’ultima scoperta in Langa è il Costa di Rose della famiglia Vajra che fa nascere da un vigna su particolari sabbie di langa un vino portentoso dal naso di ciliegia e di rosa, menta e spezie dolci che in bocca sono sostenute e spinte da un quadro acido tannico originale e pulsante. Un vino che aggiunge un altro bellissimo tassello alle sfumature del Barolo da una vigna del comune omonimo che negli ultimi anni pareva aver abdicato al ruolo di capofila tra i comuni della Docg, e invece…
Brunello di Montalcino P327 Campogiovanni 2020
Nella grande casa madre San Felice la Vigna Alta di proprietà a Montalcino da cinquant’anni nell’ultimo decennio ha svelato una piccola porzione che ogni anno dava risultati molto differenti dal resto degli ettari di proprietà dell’azienda. La decisione di vinificarla e imbottigliarla separatamente ha richiesto tempo ma la vendemmia 2020 ha fatto rompere gli indugi grazie al suo speciale carattere che univa opulenza succosità ad una suadenza tannica speciale. La veste “gessata” dell’etichetta ne sottolinea l’estrema eleganza che lo fa risaltare in un’annata comunque da scoprire in tutta Montalcino per il suo carattere moderno e lontano dalle pesantezze di alcune recenti vendemmie.
Marina Romin Dama Bianca Igt Toscana
Questa nuova ma anche antica azienda di Terricciola (Terre di Pisa) da 50 anni in biologico è dedita solo ai vitigni autoctoni compresa la Colombana che fa nascere questo vino dedicata alla fondatrice dell’azienda. La colombana si racconta in molte leggende senza dubbio la più celebre narra che sia stata impiantata dai discepoli di San Colombano, con la direttiva di impiantare solamente in una terra “d’un cuore d’oro e d’una fede viva e generosa” come il nostro territorio.Oggi viene utilizzata da pochissimi e in questo caso da’ vita ad un “orange” che va oltre la tipologia con un profilo complesso e originale tra ginestra e pesca melba, calla, eucalipto e banana, tropicale, mela grattugiata , cumino, curry, zenzero, mandorle tostate, sorso di freschezza inconsueta per la categoria.
Cossignani L.E. Tempo
Pecorino metodo classico dal grande profilo acido e tensione, floreale fruttato bianco lieve, siamo nelle Marche ma quasi in Abruzzo , la montagna è la stessa. Vino emozionante e vibrante che mostra di cosa sono capaci gli Appennini in tema di bollicine partendo da un vitigno le cui potenzialità sono state per ora pochissimo esplorate.
Bellavista Alma Cuvèe
L’ingresso della superstar Richard Geoffroy nella composizione del blend dell’etichetta più importante di Bellavista porta ad una mezza rivoluzione stilistica e gustativa. Più vini nel blend, meno legno, più freschezza sono le caratteristiche più evidenti ma in realtà le sfumature sono molte di più e assaggiandolo si capisce molto di dove stia andando in termini di stile mercato e vitigni oggi la Franciacorta.
Andrea Moser Kombiwine
Uno degli enologi più cool del momento viene dall’Alto Adige, suona Heavy metal con la sua band e ha una passione per le moto. Un instancabile viaggiatore del gusto non poteva non rispondere alla “guerra” con i nuovi prodotti alternativi al vino. La sua sorta di Kombucha usa lo Scoby della Kombucha su mosti d’uva monovarietali (invece che sul thè) e ottiene una bevanda fermentata a partire dal vino naturalmente senza alcol. Molto poco classificabile se non la provate di persona…
Valpolicella Classico Superiore Grola Allegrini
La nuova “Grola” entra nella Valpolicella. La famiglia Allegrini “regala” uno dei suoi vini iconici alla Valpolicella (è un classico superiore) e al contempo trasforma questa etichetta in un vino molto più accessibile moderno e fresco sempre partendo dalla corvina e da un vigneto bellissimo.
Serprino Colli Euganei
Il vino dei Colli Euganei per anni è stato identificato per gli eleganti bordolesi da cabernet e merlot che si giovano in maniera speciale del sottosuolo vulcanico ma c’è un’altra realtà ingiustamente poco considerata diventata oggi di grande attualità per via del mercato in divenire e dei gusti del consumatore. Si tratta sempre della glera che da’ origine anche al Prosecco ma che qui assume un carattere esplosivo e vulcanico capace di raccontarci tanto in materia di terroir nel vino…
Petit Arvine “Vigna Rosetta” – Grosjean Vins Valle d’Aosta
Un vino bianco d’altura, letteralmente e figurativamente. Il Petit Arvine, originario del Vallese svizzero, trova casa in Valle d’Aosta grazie alla visione del canonico Oudart e al coraggio pionieristico del nonno Grosjean, primo a piantarlo negli anni ’80. La versione “Vigna Rosetta” è la più prestigiosa: un mosaico di 70 piccoli proprietari per soli 6 ettari di vigna, coltivata tra i 600 e i 750 metri. Altitudine da veri funamboli della viticoltura, che regala uve vendemmiate tardi (a ottobre), con acidità viva e ph bassissimo, una struttura capace di evolversi anche per 20-30 anni. Vinificazione raffinata: raccolta in cassettine, uso di ghiaccio secco, fermentazione mista in barrique e acciaio, affinamento di 7-8 mesi e batonnage quotidiano. Il risultato? Un bianco strutturato e profondo, ma ancora agile e nervoso. Il naso è floreale ma complesso: pesca gialla, susina matura, fieno, resine nobili e un’eco di nocciole e mandorle tostate. La bocca è ampia e vibrante, con un tocco burroso delicato, ma sempre sostenuto da tensione minerale e spezie fini come il pepe bianco.