Il pericolo degli health warning sulle etichette di vino torna alla ribalta a Vinitaly. Negli spazi della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, oggi si è tenuta la tavola rotonda “Health warnings: la filiera del vino sotto attacco – Cosa è cambiato in un anno”, al quale hanno partecipato Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato della Repubblica, Lorenzo Cesconi, presidente Fivi e Livio Buffo, fondatore di oscarwine. “Chi produce vino di qualità, legato al territorio e specchio di una stagione – ha sottolineato Lorenzo Cesconi, presidente Fivi – non produce solamente alcol: questo vino, infatti, è un prodotto complesso, che il consumatore cerca, acquista e consuma non certo con lo scopo di ubriacarsi. Noi vignaioli siamo quindi in prima linea per promuovere il consumo consapevole, responsabile e moderato – non a caso abbiamo aderito al programma Wine In Moderation – ma non possiamo accettare che il vino sia trattato come una semplice bevanda alcolica, perché non lo è. Inoltre, non possiamo permettere che il tema dei consumi alimentari continui a essere affrontato superficialmente e a senso unico. Sembra quasi che si voglia scaricare sul consumatore tutto il peso delle politiche della salute: i fattori che influenzano lo stato di salute di un individuo e di una comunità sono tanti e porre l’accento solo e soltanto sulla responsabilità individuale è un modo per dribblare i problemi, ancora più complessi, legati ad altri determinanti di salute come il contesto socioeconomico, la qualità e l’accessibilità della sanità pubblica, le condizioni ambientali e di lavoro. Noi siamo pronti a fare il nostro, come sempre, se veniamo coinvolti come parte della soluzione, non come causa del problema”.
“La questione delle etichette – spiega il senatore Gian Marco Centinaio – è cruciale per la tutela dei nostri prodotti agroalimentari. Dalla sicurezza dei consumatori alla protezione delle Indicazioni Geografiche dalle imitazioni, tutto passa da questa “vetrina”, perché da essa le persone decidono inizialmente i propri acquisti. È fondamentale quindi che l’etichetta contenga le informazioni giuste e necessarie per una scelta consapevole, senza inutili allarmismi o complicazioni burocratiche. Non si possono buttare centinaia di migliaia di etichette perché a un certo punto un burocrate di Bruxelles decide di cambiare una dicitura, così come non si può cedere alle richieste assurde di Paesi con problemi di alcolismo, solo perché loro non riescono a gestire il fenomeno. Il consumo di vino moderato previsto nella dieta mediterranea non è nocivo, anzi può portare anche benefici alla salute. Se non possiamo inserire nelle etichette tutti i fattori da prendere in considerazione, come dieta e stili di vita, di sicuro possiamo evitare di trasformare il vino in quello che non è, cioè un nemico da combattere”.
“In Irlanda c’è un serio problema di alcolismo – dice Buffo – ma va affrontato come tale: non credo che chi beve smetterà di farlo o ridurrà le quantità perché spaventato da un avviso su un’etichetta. Detto questo, bisogna anche considerare le spese per tutti i produttori di vino che, se vorranno vendere in quei paesi dove verranno adottati gli health warnings, dovranno adeguare le loro etichette alle leggi locali, costretti a creare una linea di label diversa per ogni paese”.