Se il presidente di VeronaFiere, Federico Bricolo, decide di aprire un tasting al Vinitaly, allora qualcosa di incredibile deve esserci. Lo è il Grand Tasting per chi ama il vino che quest’anno ha messo in scena “i grandi vitigni autoctoni italiani”. A raccontarli è il vice direttore del Corriere della Sera, Luciano Ferraro e l’enologo Riccardo Cotarella in una sequela di 12 calici raccontati dagli stessi produttori. E nella pragmaticità che contraddistingue Cotarella, l’enologo ha voluto affidare la chiosa di ogni degustazione ad un giornalista o esperto del settore: un unico, ma sostanziale aggettivo in grado di descrivere il calice.
Dodici super vini al Vinitaly: il Grand tasting degli autoctoni raccontati… con un aggettivo
LA DEGUSTAZIONE
Restivo Vini – Etna Bianco Contrada Arcuria Doc 2022
E’ datata 2015 la prima vendemmia di Francesco Restivo sul versante nord etneo in contrada Arcuria. Alghe marine, capperi, rosmarino e cedro. “Un vulcano in chiave olfattiva” secondo Riccardo Cotarella – con quella stessa energia gustativa mantenuta da una costante salinità. “Un vino da grande invecchiamento”.
L’aggettivo: Complesso (ma non complicato)
Masciarelli – La Botte di Gianni Trebbiano d’Abruzzo Doc Riserva 2016
“Gianni (Masciarelli) è stato in grado di trasformare i vini d’Abruzzo da vini di periferia a vini dal respiro internazionale” le parole di Luciano Ferraro. Frutta gialla, cedro candito, albicocca disidratata, camomilla e così continua l’olfatto in una processione di note odorose tant’è la sua complessità. Nel mentre il palato si fa cremoso, e la massa glicemica viene intervallata da un continuo andirivieni di salinità. Cotarella: “Veramente emozionante. Un applauso a Gianni”
L’aggettivo: Inclusivo (in grado di raggiungere più palati).
Santa Barbara – Tardivo ma non tardo Castelli di Jesi Verdicchio Docg Riserva Classico 2020
“Stefano Antonucci aveva solo un capannone di bibite che gli aveva lasciato il padre in eredità” – dice Luciano Ferraro – eppure in pochi anni, da quando ha deciso di cambiare vita facendo vino ha conquistato velocemente la scena attraverso vini marchigiani fortemente identitari”. Ginestra e fiori bianchi sostenuti da una lunga retta di mineralità “e poi spezie a go-go” secondo Cotarella. Sapidità l’elemento principe di un palato di sostanza e lungamente persistente.
L’aggettivo: Espressivo
Marchesi Antinori – Badia a Passignano Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020
E’ Ferraro che ricorda gli esordi di una timida Albiera Antinori “quando da appena diciasettenne fu iniziata nel mondo del vino”. “E mio padre mi lasciò gestire da sola una degustazione in Canada in un periodo in cui sul vino italiano bruciava ancora fortissimo la lettera scarlatta dello scandalo del metanolo” continua la stessa Albiera. Ribes nero, ciliegia, macchia mediterranea e foglie di origano. La sua capacità è saper percorrere con dinamicità ed equilibrio il palato e salutarlo in una chiosa di millimetrica armonia. Cotarella: “Che buono”.
L’aggettivo: regale
Azienda Agricola Palari – Palari Faro Doc 2016 Nerello Mascalese
La tessera numero 2 dell’Associazione Italiana Sommelier della Sicilia l’hanno data a Salvatore Geraci. Turi per chi nasce nella parte orientale della Sicilia. “Siamo nel 1990 e la Doc Faro rischiava di scomparire perché la legge dice che se non ci sono almeno tre rivendicanti per tre anni consecutivi la Doc scompare” racconta lo stesso Geraci. La spinta di Veronelli diventò allora salvifica: “Arrivò nel ‘90 in Sicilia e si innamorò di quelle vigne che si affacciano sia sul Mar Ionio che Tirreno”. Iodio che proviene dai vicini mari e poi capperi e odori di radici. In bocca “struttura ed eleganza, potenza ed equilibrio”, dice Cotarella
L’aggettivo: Emozionante
Librandi – Duca Sanfelice Cirò Doc Riserva Rosso Classico Superiore 2021
“Librandi è quello che ha fatto accendere un faro in Calabria, ma ancora c’è ne è uno solo. La Calabria ha tanto da dare” ricorda Cotarella. Un Gaglioppo in purezza tra note di tabacco, cioccolato e note balsamiche. Una ricchezza gustativa espressa in una trama di potenza e di piacevolezza gustativa.
L’aggettivo: Infinito
Planeta – Santa Cecilia Doc Noto 2021 Nero d’Avola
“Il Nero d’avola in genere mi ricorda qualcosa di casa, che è lo smalto di mia moglie”, così riferendosi Cotarella a quelle sensazioni di etereo che quasi sempre regala questo vitigno. Nel mentre il palato si fa armonioso e avvolgente.
L’aggettivo: dodecafonico
Ceretto – Barolo Prapò 2011
“Il padre Bruno è stato uno dei pionieri dei Barolo boys”, ricorda Ferraro, quel movimento che proponeva a inizi anni ’90 l’utilizzo di barrique in luogo delle tradizionali botti grandi da sempre utilizzati in Langa per l’affinamento dei vino “e adesso tocca a Roberta (Ceretto) fare, disfare, innovare o custodire”. Frutti selvatici, spezie e sbuffi balsamici. In bocca i tannni generano una stola di seta e il mostro gioca su sapidità e mineralità.
L’aggettivo: Elegante
Nododivino – TorrePasso 2019 Montepulciano d’Abruzzo
Cotarella: “Nododivino è il nuovo progetto enoico della cooperativa abruzzese Citra. Pochi ettari e accurate bottiglie per produrre un’eccellenza”. Fiori bianchi e pezzi di sale al naso in un sorso brioso tra acidità e sapidità che dialogano continuamente.
L’aggettivo: Forte e gentile
Gianfranco Fino – Es 2022 Salento Primitivo Igp
“Es è il principio del piacere. Non poteva esserci nome più confacente a questo vino prodotto da Gianfranco e Simona Fino” così in un deciso tono Riccardo Cotarella. Intenso. Ammalia il suo naso tra frutta rossa e spezie orientali. “La signorilità di questo vino” nelle parole di Ferraro – si esprime attraverso densità e magistrale equilibrio strutturale.
L’aggettivo: Paradossale (potenza e leggiadria insieme)
Mastroberardino – Radici Taurasi Docg 2019
“L’aglianico è un fuori serie della sua regione”. Così introduce Cotarrella un calice di grande profondità olfattiva, dal sorso serrato e da una dorsale acida lunghissima.
L’aggettivo: Futuristico
Masi – Vajo dei Masi 1997 Amarone della Valpolicella Classico Doc
“Sandro Boscaini è “Mr Amarone”, titolo meritatissimo dopo oltre 250 vendemmie” osserva Ferraro. Prugna, viola e oriente in sottofondo. Palato completo e una lunghissima persistenza nel finale.
L’aggettivo: Eccentrico e concentrico