Per arrivare a oltre 3.000 metri l’Etna ci ha messo un bel po’. Quei tanti piccoli vulcanelli che si sono formati ad ogni sua eruzione ne hanno allungato il suo corpo, poi lo hanno allargato, e lei ha ripreso di nuovo, sui suoi resti eruttivi, a ricrescere fino a diventare quello che è: a Muntagna. Luogo fisico e interiore della grandezza che riesce ad esprimere. Proporzioni, queste, non così dissimili neppure dal mercato dei suoi vini. Così oggi ai capricci vulcanici di questa grande signora si assommano anche i guizzi vitali delle sue produzioni e delle vendite. 44mila ettolitri di vino, pari a oltre 5,8 milioni di bottiglie nel 2023, con una crescita del 28,7% rispetto al 2021 e del 34,6% rispetto al 2019. “Numeri che certificano la costante crescita della richiesta sia sul mercato nazionale che internazionale” – dice il Master of Wine Pietro Russo che nelle giornate dedicate alla 15esima edizione de Le Contrade dell’Etna, al Picciolo Resort di Castiglione di Sicilia, si interroga sulle sfide attuali dell’Etna Bianco.
Perché se è vero che l’Etna con le sue lave, la sua iconografia e i suoi vini è sempre stata rossa, di quel versante al nord e di quel Nerello Mascalese onnipresente in ogni vigneto e di ogni premio ricevuto dalla critica per i suoi colori scarichi, gli odori flebili ma penetranti e i suoi sapori eterei, è, però, altrettanto un dato che il suo trono sembra oggi vacillare con un vento che da nord si sposta sempre più verso l’est. “Il 40% della produzione totale nel 2022 è di Etna bianco e Etna bianco superiore”.
E sembra allora che il passato in qualche modo ritorni, con quel lontano viaggio etneo del ‘68 di Mario Soldati quando ci tenne a precisare che “i rossi dell’Etna sono meno accettabili dei loro corrispondenti bianchi appunto perché quel gusto di fuoco sembra che ci sia passato troppo dentro. I bianchi, invece, lo hanno filtrato, lo hanno ridotto a un’ombra, a un sospetto, a una leggerissima vena acre che non può non piacere”. Che allora sulla metà degli anni duemila si ritorni sul finire di nuovo del ventesimo secolo?
È tutto da scrivere, in pagine che non hanno mai visto ristampa, ma solo prime uscite. E questo vale ancor di più nello studio della vita media di un vino etneo. Per un territorio esploso dieci anni fa, sono gli stessi produttori etnei a stupirsi o sconfortarsi dopo aver aperto le loro bottiglie per la prima volta dopo alcuni anni. Ed è Cristina Mercuri, candidata a diventare Master of Wine, che a Contrade dell’Etna si interroga sulle potenzialità evolutive tanto dei bianchi che dei rossi.