Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Eventi e iniziative

Carpineto e Cantine Coppi: una serata (con degustazione) di Primitivo e Sangiovese

21 Giugno 2024
Famiglia Coppi Famiglia Coppi

Se si manda in giro un invito con l’ammiccante slogan “Quando la forza del Primitivo incontra l’eleganza del Sangiovese, beh, c’è da aspettarsi una serata di grande appeal e arrivo di una gran massa di appassionati. Chissà se i promotori dell’iniziativa hanno messo in conto che la sera del 21 giugno sarà esplosiva – in senso piacevole e, probabilmente, irripetibile – perché i promotori dell’iniziativa sono proprietari di due giganti, la toscana Carpineto con vigne negli areali più prestigiosi (Brunello di Montalcino, Chianti classico, Vino Nobile di Montepulciano) e la pugliese Cantine Coppi che Antonio Michele Coppi (già enologo dei Zaccheo) ha portato all’apice della qualità del Primitivo di Gioia, che ospita l’evento in programma venerdì 21 giugno, a partire dalle ore 18,30, sicuramente con una interessante escursione storica sull’enologia pugliese, la presentazione del libro di Stefano de Carolis “La Storia del Primativo di Turi. Piccolo Blu di Puglia”, la degustazione dei vini di tre cantine – Coppi, Giuliani che producono Primitivo e Carpineto che le sue pregiate etichette a base di Sangiovese – e per finire in dolcezza con le nuove creazioni gelatiere dedicate proprio a Primitivo e Sangiovese a firma di Claudio Bove, Presidente per la Puglia dell’Associazione Nazionale Gelatieri.

A volere l’incontro di due vitigni dalla personalità spiccata, possenza ed eleganza, contrasti ed armonie che si intrecciano, sono stati Antonio Michele Coppi dell’omonima cantina e Antonio Mario Zaccheo, proprietario di Carpineto ma nato e cresciuto a Turi, praticamente nella cantina che oggi è quella di Coppi. Cantina che originariamente era di proprietà della famiglia Zaccheo, fondata da Antonio, classe 1900, straordinaria personalità di imprenditore di Turi, un’eccellenza per il territorio a partire proprio dalla sua azienda vitivinicola che sorgeva laddove oggi sono le Cantine Coppi. A rappresentarlo e raccontarlo oggi c’è suo figlio, Antonio Mario Zaccheo, nato e cresciuto a Turi, imprenditore vinicolo in Toscana dal 1967 con la Carpineto, azienda iscritta nel Registro Marchi Storici e da anni tra le Top 100 al mondo. Ma che con questa mega serata è una sorta di ritorno a casa perché, dice Zaccheo, “la Puglia è stata la mia palestra di vita e viticoltura e continuo a sentirla come un immenso giardino della natura. Questo invito da parte di Stefano De Carolis e della Cantina Coppi è un vero e proprio ritorno a casa per me e emoziona me e mio figlio Antonio Michael Zaccheo, che rappresenta la terza generazione”. E, prosegue “Sono stato allevato e cresciuto a Turi a pane e primitivo, infatti mio padre, che è uno dei protagonisti di questo libro, era uno dei primi e maggiori produttori del vino Primitivo. Le mie prime esperienze lavorative sono state nella sua cantina sulla via di Putignano, cantina della ragguardevole capacità per l’epoca di circa 40 000 ettolitri”.

E, così, s’intrecciano le storie degli imprenditori coraggiosi e illuminati che si ripercorreranno nel corso della serata, visto che l’opera di De Carolis ripercorre lo stretto legame tra il territorio e la produzione di vini di qualità. Ad iniziare dal “Primativo”, vitigno storico divenuto oggi un’eccellenza. Ma, non era così fino a pochi anni fa al punto che “mi domandavo perché questo vino, di antichissime tradizioni, e di qualità uniche, non avesse avuto il successo che meritava. La risposta è oggi superata perché grazie ad ottimi produttori che stanno facendo un grande lavoro, anche se mi permetto anche una critica, e cioè il non avere compreso l’importanza di costituire un consorzio di protezione degli standard produttivi e la mancanza ancora più grave di una denominazione a docg. Ma voglio sottolineare il legame più forte, di cultura materiale e antica sapienza, che mi sono portato dalla Puglia in Toscana. Il lavoro prezioso di impiantatori, innestatori, potatori che con grande maestria e sapere antico, piantavano il “selvatico” che poi innestavano sul campo trascorrendo ore ed ore in ginocchio, dopo aver preparato con fare chirurgico le gemme che andavano ad innestare dopo averle staccate dai tralci da loro stessi selezionati e provenienti da vigneti più maturi. Io stesso li ho portati ad impiantare vigneti in Toscana e mi sono sempre sentito orgoglioso di mostrare quali tecniche raffinate avevano raggiunto i nostri agricoltori turesi che hanno trasformato nei secoli le nostre campagne in un giardino”.