Fu il primo ristorante a proporre la cucina vegetariana. Con al timone Giada Penna, figlia della fondatrice, proporrà, oltre ai piatti a base di carne e di pesce inseriti solo recentemente, i piatti storici rivisitati in chiave più attuale
(Giada Penna)
di Manuela Zanni, Palermo
In un panorama che evolve così velocemente come quello gastronomico, quando un ristorante resiste al passare del tempo e all’avvicendarsi delle mode, vuol dire che ha trovato una formula magica che lo rende unico nel suo genere.
Il Mirto e La Rosa, l’accogliente ristorante a due passi dal Politeama a Palermo rientra, per l’appunto, in questo fortunato “cerchio magico” di quei luoghi che ci sono da sempre e che sembrano essere destinati ad esserci per sempre. Eppure ne è passato di tempo da quando Antonella Sgrillo, co-fondatrice del locale, nel 1987, partendo da un garage, ha ideato un concept assolutamente innovativo, soprattutto per quei tempi, decidendo di offrire alla clientela un menù di impostazione esclusivamente vegetariana e salutista, che fece del Mirto e la Rosa un punto di riferimento per i primi gruppi veg che si affacciavano al mondo dell’enogastronomia. Scopo della fondatrice era parlare, per la prima volta, della possibilità di coniugare la qualità degli ingredienti con una sana alimentazione senza, tuttavia, penalizzare la ricercatezza dei sapori. L’aggiunta di paraventi e di affreschi sui muri raffiguranti l’intreccio del mirto e una rosa e libri e fiori che pendono dal soffitto hanno reso, nel tempo, questo locale un posto unico dal fascino senza tempo.
(Antonino Incannova)
E di tempo ne è trascorso anche parecchio da quando la stessa Antonella ha scritto “ Io riesco a vederci il sole – il ricordo è sempre più dolce”, il libro in cui, oltre alle ricette di dolci, spiegava la propria passione per la cucina dicendo di riuscire attraverso il cibo ad offrire un pezzetto di sè. Ed è forse proprio in questa frase, solo in apparenza banale, che è racchiuso il segreto del successo del ristorante. Nel considerare, infatti, l’atto del cucinare un bisogno primordiale che porta alla cura dell’altro, corrisponde l’idea che un ristorante non debba essere soltanto un luogo in cui ci si rechi per mangiare, ma anche, e soprattutto, un luogo della memoria in cui il cibo sia in grado di rievocare ricordi ma anche di suggerire nuove idee e progetti partendo dal presupposto che le migliori idee vengano a tavola. Non è un caso, quindi, che il Mirto e la Rosa, il cui nome è ispirato ad un romanzo che narra di un amore assoluto e totale in cui trovano equilibrio due opposti quale il mirto, simbolo di passione e la rosa simbolo di tenerezza, sia un nomen omen, ovvero contenga in sé la predizione della storia del ristorante in cui, nel tempo hanno trovato spazio due concetti come memoria ed evoluzione, solo in apparenza antitetici.
(Cous cous di verdure)
Se, da una parte infatti, esistono piatti che rappresentano la storia di questo ristorante come il “gratin” di patate, le polpette di pane, di melanzane o, ancora, il cous cous di verdure, nel tempo, in seguito alle richieste pressanti della clientela, il ristorante si è aperto anche ad alcuni piatti a base di carne e pesce tipici della cucina tradizionale siciliana come gli involtini di pesce spada o le polpette di carne, senza, tuttavia perdere l’iniziale vocazione per la cucina vegetariana e vegana. Oggi il testimone è passato nelle mani di Giada Penna, figlia di Antonella, che ha preso in consegna la mission del ristorante caratterizzata dalla costante ricerca delle materie prime di qualità, soprattutto quelle reperibili sul territorio, un elemento imprescindibile per la composizione dei piatti del menu.
(Tagliolini con pesto di rucola, burrata, pomodori secchi e granella di mandorle)
Al suo posto è rimasto, invece, lo chef Antonino Incannova, Nino per gli amici, classe ’70, alla guida della brigata del ristorante dal ’91, che ha contribuito alla crescita e all’evoluzione della cucina del ristorante pur mantenendo fissi alcuni piatti dal fascino intramontabile come il gratin di patate, ma anche il macco di fave con cicoria e pomodori secchi, le fettuccine con crema di zucca, i tagliolini con pesto di rucola, burrata, pomodori secchi e granella di mandorle, solo per citarne alcuni. Dulcis in fundo, grande attenzione, merita la carta dei dessert che tra le leccornìe annovera la crema ai tre cioccolati (fondente, latte e bianco), il parfait di mandorle, il cannolo aperto e il tortino alle carote e arancia con salsa al cioccolato che sono tra i peccati di gola ai quali dovete assolutamente cedere e per i quali riceverete la piena assoluzione. Nel restyling del ristorante è inclusa, ovviamente la carta dei vini, sulla quale, ci assicurano, stanno già lavorando.
Il Mirto e la Rosa
via Principe di Granatelli, 30 – Palermo
t. 091 324353
www.ilmirtoelarosa.com
Chiuso: domenica
Ferie: variabili
Carte di credito: tutte
Parcheggio: no