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Gemma, tra tajarin e tartufo: il simbolo della cucina di Langa e della cucina albese

25 Settembre 2020

di Luciano Bertello

Il modo più bello per raccontare Gemma è partire dalla Veneria, la cascina di Langa in cui è nata.

Lì, le sue origini contadine, i ricordi del papà partigiano, il gusto per la convivialità e per l’amicizia, il forno e i sapori genuini. Lì, la formazione e i profondi valori che hanno improntato la sua vita e anche la sua cucina. Una vita semplice, vissuta su percorsi comuni a tante donne delle Alte Langhe del Dopoguerra. Nel 1986 arriva l’appuntamento con la vita, quando le si presenta l’occasione di prendere in gestione il Circolo del paese: un piccolo garage che fa da bar e da spartana osteria per qualche manciata di avventori locali. Gemma dimostra subito di avere il gheddu giusto. Per la cucina si affida all’unica scuola che conosce: quella famigliare. Racconta: “Mia bisnonna Margherita era una “cusinera” ricercata in tutti i dintorni per la preparazione dei pranzi di nozze. In famiglia, erano famosi i tajarìn di mia nonna Gemma, sottili come “capelli d’angelo” e, come amava dire, conditi con un sugo “a l’aria dl’uss”, ovvero con il niente che i tempi della malora mettevano a disposizione. Anche mia mamma Pina, in paese, godeva di buona fama di cuoca: la sua insalata russa, i suoi tajarìn, il suo coniglio al civet erano straordinari”.

La vita di osteria, poi, è nelle sue corde: ama stare fra la sua gente; sa stare agli scherzi; sa farsi rispettare. E, quando manca “il quarto” per la partita, si siede al tavolo del marché ‘l rè o del tresette. A quella gente semplice, ogni giorno, mette in tavola il pranzo della festa, preparato in una cucina minuscola (di metri 3 per 2,20), con i prodotti della migliore qualità: salame cotto e crudo, insalata di carne cruda, insalata russa, vitello tonnato, ravioli e tajarìn, coniglio o cinghiale o brasato con contorno, bunét, torronata. Sulla quantità non si lesina e il vino è sincero. Ma nessun vizio nel servizio. Il prezzo, onestissimo. Ben presto la fama di Gemma e del Circolo “scavalica” le colline e si fa Langa. In tanti salgono lassù al richiamo di atmosfere di osteria ovunque perdute e, qui, così belle da sembrare di maniera. Sono diciotto anni di ininterrotto lavoro, senza una pausa, senza nemmeno un giorno di vacanza, ma pieni di soddisfazioni e di entusiasmi. Gemma ci mette la sua impronta personalissima: il mercoledì, giorno di chiusura, diventa il giorno dell’amicizia, con le donne e gli uomini di Roddino che si ritrovano per preparare i ravioli per tutta la settimana. Un rito di socialità che si chiude con l’immancabile pranzo e il corollario di canti, barzellette e partite a carte.

Intanto, i soci del Circolo crescono fino a 1.250: quattro volte la popolazione di Roddino. Ma, quando finalmente potrebbe tirare un po’ il fiato, ecco che Gemma rilancia il sogno: un’osteria tutta sua con una cucina in cui potersi girare. Tante le perplessità fra i clienti, che temono di perdere quelle caratteristiche atmosfere. Ma Gemma sa che tutto dipende da lei e dalla sua capacità di rimanere fedele a se stessa. Il 10 febbraio 2005 Gemma chiude per l’ultima volta il cancello del Circolo e l’indomani inaugura la sua osteria “Da Gemma”. Con intelligenza ha voluto un angolo per la sua gente, con la televisione e le carte. E la sua gente la segue. Le esitazioni si sciolgono come neve al sole: Gemma è la stessa; il menù, la qualità e il prezzo non sono cambiati. Gemma, oggi, è l’emblema dell’osteria di Langa e della più autentica cucina casalinga albese (niente fronzoli, il gesto ripetuto all’infinito, quasi alla ricerca della perfezione); fortino dei sapori e dei modi semplici della convivialità della tradizione; una continuità garantita dal figlio Daniele, dalle nuore Gabriella e Fidan. Raduna persone di ogni età e di ogni ceto, sedendo fianco a fianco vocianti gruppi di giovani e compunte coppie di anziani, manovali in canottiera e professionisti in giacca e cravatta, langhetti e turisti stranieri. Trattandoli tutti allo stesso modo. I suoi tajarìn sono un mito di Langa, tanto da meritare la foto ufficiale del Palio della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba edizione 2017. Nella sua vita ha fatto chilometri e chilometri di tajarìn tutti firmati dall’inconfondibile taglio: lo dicono le sue spalle da atleta e doloranti. Mentre la preparazione dei ravioli continua a essere un rito sociale roddinese, solo spostato al giovedì. Non mancano le bottiglie d’autore, ma i clienti continuano a preferire il vino della casa: il dolcetto di Roddino. Ai muri tantissime fotografie: volti celebri accanto a quello di Proglio; gli amici di una sera accanto agli amici di sempre. E quella che sembrava una grande cucina è già troppo piccola.

Osteria da Gemma
Via Marconi, 6 – Roddino (CN)
T. 0173 794252
www.osteriadagemma.it
Chiuso: lunedì e martedì
Ferie: mai
Carte di Credito: tutte
Parcheggio: no