C’è del nuovo a Taormina. In questa cittadina dalla indiscussa fama internazionale, luogo di attrazione dei marchi del lusso, con ristoranti scintillanti dentro hotel a cinque stelle, bar gestiti da griffe di moda di altissimo lignaggio, preda anche del turismo mordi e fuggi e che quest’anno sfiorerà un milione e mezzo di presenze. Ecco, dicevamo, in un contesto di tale portata c’è un ristorante tutto da scoprire, che spariglia le carte, porta un vento di novità, si ritaglia uno spazio intrigante e soprattutto fa avanguardia e traccia un piccolo solco convinto. Grazie all’intraprendenza e al coraggio di un giovane chef con un excursus di tutto rispetto.
Lui si chiama Antonio Minuti. Il suo locale, Ethica. È a Taormina, a Porta Messina, la parte nord di corso Umberto che resta il salotto di questa cittadina che non smette di piacere e attrarre. In questo posto sino a qualche anno fa c’era un negozio di abbigliamento. Oggi c’è questo ristorante. Che in fondo è soprattutto uno chef‘s table dove sedersi e osservare la definizione di tutti i piatti che poi assaggerete e vedere tutta la brigata muoversi in una danza dai movimenti lenti e coordinati. Ed ancora undici posti in sala e dieci in un piccolo dehors interno accogliente e curato.
Antonio Minuti, classe ‘97, messinese, studi classici e un excursus di tutto rispetto definisce la sua cucina casual fine dining. Tre parole per descrivere una proposta che tiene molto alla capacità di esaltare la stagionalità, mescolare le culture, affinare le tecniche. E alla fine se vi aspettate di divertirvi non resterete a bocca asciutta, tanto per dire. Qualche cenno per dire che Minuti dopo essere diventato chef alla scuola Nosco di Ragusa ha lavorato alla Locanda di Don Serafino, sempre a Ragusa, poi all’Eolian di Milazzo (quando c’era un giovanissimo promettente di nome Davide Guidara), e ancora un corso al Joia di Pietro Leeman di Milano e poi in brigata con Giovanni Solofra e Roberta Merolli al St. George Restaurant by Heinz Beck a Taormina.
Da Ethica è tutto apparentemente minimal. Perché in realtà è un modo per fare sentire l’avventore a suo agio, senza formalismi, senza ingessature. L’idea – e crediamo che Antonio sia riuscito in questo intento – è quello di divertire, dare un po’ di spettacolo cucinando, definire i piatti e rendere confortevole la permanenza del cliente. Enrico Stracuzzi, il maître, è collaudato e sa come gestire gli spazi e a governare l’atmosfera in sala. Non è poco. Si mangia alla carta ma, se si vuole, anche con un menu degustazione di 4 portate allo chef’s table.
C’è un’attenzione sopra la media dedicata alle ostriche grazie a un fornitore/allevatore molto bravo. Poi il menu si divide tra antipasti crudi e cotti.
Dall’alalunga, cetriolo sott’aceto, cavolo trunzu, olio alla nduja e bottarga di muggine dalla buona acidità e consistenza, al fresco e sapido Gambero gobbetto, ponzu al mandarancio, carote marinate, finocchietto selvatico e grano saraceno soffiato.
Appagante i Broccoli in fiore al carbone, yogurt di mandorle di Graniti, tahina di noci pecan, scalogno croccante.
Ma l’antipasto più buono forse sono state le Animelle al bbq, il loro jus al vermouth, spuma di porro alla brace, spinacino, aglio e peperoncino. Poi si passa alla pasta artigianale e alla brace che fa da contorno ai secondi.
Tra i primi, c’è piaciuto molto lo spaghettone di Russello, scampi, burro affumicato agli scampi, limone Interdonato e scarola al bbq. Particolare e con un richiamo alla cucina orientale il piatto di Gyoza di Russello, stinco di suino nero dei Nebrodi, fondo di limoni, cavolo nero alla fiamma e porcini.
Tra i piatti alla Brace buonissima la cernia bianca yakitori, salsa harissa, asparagi alla brace e latte di capra di Graniti. Ma c’è anche un divertente Gamberone rosso imperiale, crema di carote al sesamo nero, corallo alla brace, insalata di finocchi e radicchio.
Il dolce è ben costruito tra materie prime e buona tecnica di presentazione. C’è il Craquelin come un tiramisù, mascarpone, caffè e arancia candita, ma ancora c’è il Cioccolato 75%, more di rovo, ricotta di pecora, polline d’ape nera siciliana. La carta dei vini non è sterminata ma è ben pensata: spazia tra territori e brand affermati, naturali, per così dire, e convenzionali. Alla fine Ethica è un ristorante frutto dell’intraprendenza e del coraggio di un giovane chef che forse solo in una città come Taormina può osare con risultati più che soddisfacenti giocando fra tradizione e avanguardia tra fermentazioni, lunghe cotture, ricorso a prodotti delle cucine mediterranee, tecniche delle cucine orientali e tanta, ovviamente, Sicilia. Da provare. E riprovare.
Ethica
Via Costantino Patricio, 16
Taormina (Me)
Tel. 329.0589640
Giorno di chiusura: domenica. Aperto solo a cena nei mesi estivi. Da ottobre a dicembre aperto a pranzo e cena
Ferie: da gennaio (dopo l’Epifania) a Pasqua
Carte di credito: tutte
Posteggio: no