Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Dove mangio

All’Officina del Gusto la vera “messinesità”: tra polpo, pesce stocco e ricette della nonna

11 Dicembre 2023
Giovanni Ursino con la mamma Rinuccia Puleo Giovanni Ursino con la mamma Rinuccia Puleo

Immaginate un tardo pomeriggio d’estate, siete appena usciti dall’acqua limpida del mare meraviglioso della Riserva naturale Capo Peloro a Messina e il languore di un qualcosa di estremante buono dal salato al dolce vi assale. E cosa c’è di più invitante che mangiare in riva al mare con lo sguardo sulla “spiaggia più bella d’Italia” (a giudizio di National Geographic ad agosto 2022)? Ad aspettarvi sulla stradina del Villaggio Torre Faro che porta alla cosiddetta “Punta” della costa, c’è una piccola oasi della ristorazione “Officina del Gusto” (del 38enne Giovanni Ursino). Reduci dallo stupore di una sabbia fine e uno scenario da favola, si può continuare questo idillio con l’ambiente della Riserva orientata provando gli sfizi sostanziosi col pesce di qualità e serviti in “easy style”: il Panino con polpo arrostito, purea di patate con prezzemolo e cipolla caramellata e il Panino con Trancio di Pesce Spada all’Eoliana quindi con capperi, olive verdi e pomodorini Piccadilly. Sperimentate questo nei periodi caldi e poi ritentate in autunno e in inverno godendovi ancora lo spettacolo della natura, riparati in un riservato dehors con pochi posti a sedere (25 in totale) e dotati di stufe fungo, un arredo marinaro, tutto in legno, con sedie bianche e azzurre e tavoli ancora bianchi per assaggiare tutto il pescato fresco di stagione, in perfetta tendenza “borgo marinaro”. In tale contesto casereccio da vivere con tutta la lentezza del mondo, non ci sono singoli cavalli di battaglia ma tutto il menù è come una filastrocca siciliana da rileggere più volte.

Il proprietario Giovanni Ursino, insieme alla cuoca conservatrice per nascita che è la mamma Caterina Puleo o mamma super cuoca come scritto nel grembiule e lo chef Franklin Franco Patubo dalla scorsa estate, si avvale di un nutrito ricettario della tradizione siciliana: dal primo piatto più richiesto cioè le linguine allo scoglio (calamaro, polipo e frutti di mare) oppure solo alle vongole, Spaghetti ai ricci, Paccheri pesce spada e pomodorini in base alla stagionalità o al nero di seppia. Ma la storia di questo ristorantino ci rivela che la struttura inaugurata l’8 luglio del 2022 vi catapulta in una sorta di giardino d’inverno accogliente sul mare e va forte sugli antipasti quali la famosa insalata di mare, l’’mpepata di cozze, le cozze ‘mbuttunate (ripiene e gratinate), le polpette della nonna preparate con vari tipi di pesce (in una nostra recente degustazione con il Press Tour di Cronache di Gusto era stato amalgamato il sauro) e chi più ne ha più ne metta: totani alla luciana, acciughe a beccafico, pesce stocco in tutte le maniere (in insalata o arrosto e a’ ghiotta sempre nel nostro pranzo stampa di riferimento), altri must le Crocchette di Baccalà e Pesce Stocco e Frittelle di Bianchetto e il Baccalà alla spagnola (dove l’integrazione delle verdure a parte e fritte, compresi i peperoni, rievoca un po’ il procedimento di preparazione della ghiotta per il pesce stocco che può essere realizzato altrimenti “tutto intra”).

La svolta dopo 12 anni di lavoro sui traghetti

Questo è il regno di Giovanni Ursino, un uomo che sì è dovuto reinventare dopo dodici anni di servizio alla compagnia di traghettamento privato “Caronte&Tourist” e ancor prima imbarcato sugli aliscafi per un’altra società che copriva la tratta con le Isole Minori. Ma questo è anche il regno di sua madre Caterina (per la gente del luogo Rinuccia) che si occupa della cucina del locale col sorriso, vantando chi le ha indottrinato tutto il suo bagaglio di ricette e aneddoti connessi alla Sicilia e alla “messinesità”. Quindi è il regno di Donna Carmela – nonna paterna di Giovanni – che tramandava le ricette ed è il regno della nonna materna Anna che insegnava a preparare materialmente a Rinuccia le polpette di baccalà e pesce stocco. Il fratello del titolare Andrea è un marittimo che si prende ancora cura del vecchio peschereccio di famiglia datato 1960 e battezzato “Freccia”, con cui il padre Lillo andava a gareggiare e organizzava competizioni sullo Stretto di Messina con altre imbarcazioni tra il villaggio Torre Faro e la spiaggia del Ringo. Il peschereccio è stato convertito di recente in una imbarcazione da diporto (non più ai fini delle battute di pesca), sempre molto scenografica perché parliamo di uno dei pochi mezzi rimasti nella zona di queste imponenti dimensioni (circa dieci metri di lunghezza e circa quattro tonnellate di peso) che trova posto davanti alla riviera nord, dove il ristorante sorge e viene utilizzata per far ammirare il litorale con qualche gita informale tra amici. Chissà, un domani, “Freccia” potrebbe diventare qualcosa di più, carico di affetti perché risale all’epoca di Carmela, rimasta vedova giovane, che governava le dinamiche delle famiglie di pescatori.

“Mi piace rischiare e voglio dare il meglio ai miei clienti – commenta Giovanni – avendo aperto post pandemia Covid–19. Vogliamo offrire una certa serietà. Il nostro ristorante ti garantisce il pescato del giorno, come succede da Marzamemi ad Acitrezza”. Giovanni è fiero di essere stato incoraggiato da suo padre Lillo verso l’impresa di ristorazione. Buona la carta dei vini: la propensione del titolare è rivolta ai Vini dell’Etna ma gran parte delle referenze siciliane e nazionali sono presenti con uno sguardo verso “i bianchi francesi che non devono mancare in un locale” – come dice Ursino che si sta attrezzando anche per etichette internazionali. Questo locale, che rientra nel progetto “Messina Food Destination“, presentato in occasione di “Taormina Gourmet” dal sindaco di Messina Federico Basile, insieme al direttore del giornale “Cronache di Gusto” Fabrizio Carrera, era un rifugio di pescatori del 1936, trasformata in abitazione e rilevata poi da Giovanni. Nel 2017, lo stesso proprietario ha ristrutturato per realizzare un’abitazione da affittare nel 2019. Durante il Covid è nata l’idea del ristorante. Dopo i lavori di rito, il primo anno di gestione non si pagava il suolo pubblico, c’è stato il via libera. “I clienti si recavano sul posto e si sedevano in ordine sparso – ricorda Giovanni -. L’anno scorso ha aperto per tre mesi per motivi demaniali”. Ora, concessione demaniale permanente con cui si mantengono i vincoli paesaggistici (in stile eoliano, molto più libero).

Una vera "Messina food destination"

“Messina Food Destination” si prefigge di mettere sul piedistallo i prodotti dell’enogastronomia peloritana, alcuni dei quali sono stati assaporati nel corso del nostro press tour: braciole, granita, maialino nero dei Nebrodi, pitone, focaccia, cozze del Lago di Ganzirri, maiorchino, il pesce stocco e così via. Nota a parte merita la Doc Faro Doc, unica Denominazione di origine del vino che si sviluppa in un unico territorio comunale, secondo il disciplinare. La Città dello Stretto, con la provincia, è un’area che forse, finora, è stata poco frequentata da curiosi e golosi. Recuperiamo la vivacità di certi siti già di per sé magici: si tratta di indicare la strada al turismo, magari con lo strumento “press tour”, che imprime una “resurrezione enogastronomica”.

Officina del Gusto
Via Fortino 11 – Villaggio Torre Faro
Messina
T.  370 1271806
Aperto tutti i giorni, ma è meglio prenotare
Ferie: variabili, ma in inverno
Carte di credito: tutte
Parcheggio: no