Una motivazione, un ricordo, un desiderio come stimolo per intraprendere un viaggio. Tanto meglio se questo stimolo arriva da un sapore mai dimenticato che improvvisamente torna ad impossessarsi dei pensieri. “Piccola guida pratica e sentimentale alla granita siciliana”, nasce così, dal bisogno improvviso di ritrovare una buona granita in terra sicula, che si intreccia con la narrazione di una Sicilia autentica. Il libro, scritto per Kalós dal taorminese Dario Barbera, storico dell’arte antica che vive e lavora tra la Sicilia e Milano, è il racconto di un viaggio che parte dal capoluogo lombardo di fine anni ’80 e approda sull’Isola in un tour tra bar, pasticcerie e gelaterie, alla ricerca della granita più buona. La granita, in questa guida, è forma e sostanza: è un espediente per raccontare i luoghi e, attraverso le sue varie consistenze e modalità di consumo, diventa lente di ingrandimento per tradizioni e usanze locali.
Il racconto parte da Messina e dalla vocazione poetica della sua granita, qui chiamata “mezza con panna”, che Quasimodo pare considerasse “un endecasillabo perfetto”. Barbera racconta “la filosofia meridiana della granita, che è un sublimare la calura estiva alla ricerca di un’isola di salvezza dal maremoto solare”, e che “non deve essere né liquida né granulosa ma come un’onda lenta e spumosa di scirocco”, accompagnata, ovviamente, dalla giusta quantità di panna. Quindi si fa strada verso Taormina – immancabile la citazione del Bam bar – e rotta verso l’Etna: “Qui – scrive Barbera – la granita ispirata ai ghiacciai dell’Etna oppone maggiore resistenza rispetto alle molli nevicate peloritane”. E poi una raccomandazione: “Mai farsi scaldare la brioche al microonde, secondo una cattiva moda che sta prendendo piede sull’isola”. Il viaggio prosegue e con esso gli assaggi con gusti e consistenze che, di provincia in provincia, mutano alcune caratteristiche. Quella catanese, ad esempio, è “nata da una insaziabile voglia di accumulo”, scrive Barbera mentre a Siracusa e nel Val di Noto è quella al limone la più amata.
Immancabile, nel libro, il riferimento al pasticciere Corrado Assenza e al suo Caffè Sicilia a Noto, “nel cui laboratorio fantascientifico la granita si apre al dominio della tecnica moderna”. Quindi l’autore si fa strada verso Marzamemi, Pachino, Modica dove trova la mandorla come gusto preferito e poi Ragusa. Il viaggio si sposta su un altro versante. A Licata, in provincia di Agrigento, Barbera racconta di una imperdibile chicca, il bar Florio e questa zona segnata dal fiume Salso, è lo spartiacque tra le due Sicilie e tra due modi di intendere la granita: ad oriente si sublima mentre ad occidente si “riduce a puro ristoro”. Ad Agrigento Barbera trova una granita a scaglie, tagliata al coltello. Quindi prosegue verso Sciacca, Trapani, Palermo, per chiudere il cerchio in quello che l’autore chiama l’arcipelago di gelsi, dalla costa della provincia messinese fino alle isole Eolie, Salina su tutte con la granita del celebre Alfredo. Facendo riecheggiare tra le pagine i propri ricordi e le parole di scrittori, romanzieri e contastorie che della granita siciliana hanno lasciato traccia nelle loro opere, il libro di Barbera indica luoghi e gusti da non lasciarsi sfuggire e attraverso un bicchiere o una coppa di nettare ghiacciato, unisce immagini, sentimenti e umori di tutta una terra.
Piccola guida pratica e sentimentale alla granita siciliana
Dario Barbera
Edizioni Kalós
Pagine 116
18 €