Ulrich Kohlmann, “fondatore e proprietario” di Tuscantasting.it, ci ha inviato questa recensione. La pubblichiamo con piacere.
di Ulrich Kohlmann
Il vino italiano è un sistema complesso. Lo dimostrano già i numeri. La VitisDB, il database curato dall'Università di Pisa, elenca 828 vitigni, mentre nel registro nazionale delle varietà di vite ammesse al commercio ne sono state registrate finora 517. Più di quelle di Spagna, Francia e Grecia messe insieme. Un patrimonio ampelografico davvero impressionante che si manifesta in 333 Doc, 74 Docg e 118 Igt con un totale di circa 3.900 tipologie di vino contemplate dai vari disciplinari. Attraversare questo fitto bosco enoico, pieno di sentieri e incroci è come districare i capelli quando ti sei fatto i dreadlocks. Davanti ad una tale complessità ci vuole quindi una mappa, una guida per orientarsi. Quale però? Da Sante Lancerio fino ad oggi il problema è sempre lo stesso: navigare tra l'iperstimolazione e la perdita dell'essenziale. La prima manderebbe in tilt il nostro sistema nervoso. La seconda smetterebbe di guidarci facendo la fine della famosa carta nautica nella “Caccia allo Snark” di Lewis Carroll. Il compito é ridurre la complessità del vino italiano ad un livello gestibile senza banalizzarlo.
Lo affronta un libro di recente pubblicazione: Easy Wine. Guida Facile ai Vini Italiani, a cura di Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni (Slow Food Editore). Il titolo è già il programma. Il libro intende spiegare il vino italiano ad un pubblico giovane in modo easy, facile. Lo segnala già la veste grafica della copertina: lettere in bianco e orange su un fondo tinto di diverse tonalità di rosso evocano in maniera tanto semplice quanto intelligente il tema del vino. Una bellissima idea del grafico Roberto Fidale. Sfogliando poi le 576 pagine di Easy Wine si incontrano molte idee e concetti che sin dall'inizio hanno caratterizzato il percorso editoriale slow: la convinzione che il vino debba essere una cosa comune, economicamente alla portata di tutti (Guida al vino quotidiano), comprensibile (Il piacere del vino) e legato a valori come sostenibilità e territorialità (Slow Wine). Easy Wine non solo continua questa tradizione, in un certo senso è anche un suo concentrato.
La sfida in gioco è alta: disegnare un'alternativa attraente alle bevande easy per eccellenza, l'ampia sfera dei soft drinks e delle birre industriali dal gusto omologato. Sono questi i concorrenti del vino nella competizione globale per la conquista dei palati giovani. Decisamente easy l'introduzione che fornisce le conoscenze basilari per avvicinarsi al mondo del vino. Particolarmente riuscito il capitolo dedicato alla tecnica della degustazione che in sole tre pagine riesce a dare un'idea precisa del come e del perché. Tutto il resto, cioè la maggior parte del libro, è dedicata alle singole regioni vitivinicole che vengono presentate in ordine alfabetico. L'incipit é sempre una sezione dedicata ad alcune “etichette cult” seguita da una proposta di “etichette da scoprire”. Segue una presentazione dei vitigni più rappresentativi e poi tutta la sfilza delle Doc e delle Docg.
Nel campo dei vini “cult” si sono già esibiti molti altri autori prima e in quello dei vini da “scoprire” ultimamente Castagno, Gravina e Rizzari. Questo non vieta una proposta slow ma la rende un compito più ambizioso. Se si definiscono bottiglie cult, come scrive Giancarlo Gariglio nell'introduzione, quelle “imperdibili” si provoca naturalmente una discussione su quale etichetta lo sia veramente. Per fare un esempio, alla lista dei vini cult aggiungerei il Poggio, il Chianti Classico Riserva del Castello di Monsanto e considererei la Vernaccia di San Gimignano Fiore di Montenidoli non un vino da scoprire ma proprio un'etichetta cult che ha fatto la storia di questo vino. Ovviamente queste sono valutazioni personali e quindi opinabili. Credo invece che la proposta di almeno una etichetta di Vin Santo non sia un optional ma praticamente obbligatorio per presentare correttamente il quadro enoico della Toscana. Purtroppo non c'è.
Nell'insieme però la scelta dei vini da focalizzare è molto ben curata. Rivolgendosi ad un pubblico giovane non vuole essere certamente un'enciclopedia ma dare giusto una prima idea per orientarsi più facilmente. Segnalo per la seconda edizione che nell'elenco delle denominazioni della Basilicata manca la Doc Terre dell'Alta Val D'Agri e che l'Aleatico è un vitigno previsto in purezza non dalla Doc Elba ma dalla Docg Elba Aleatico Passito. Attenzione anche alle indicazioni della fascia media dei prezzi delle varie denominazioni: la fascia più alta della guida è quella da “tre stelle” ovvero 21-30 euro in cui sono inserite la Doc San Torpè ma anche la Doc Bolgheri Sassicaia. Magari…
L'affermazione che il Moscato di Alessandria sia “considerato originario dell'antichissima città di Alessandria d'Egitto” mi sembra un po' troppo forte visto che la maggior parte degli studiosi oggi lo considera un vitigno nato da un incrocio naturale tra Moscato bianco e Axina de Tres Bias, avvenuto o in Grecia o in Italia. Una tesi molto convincente considerando anche che il nome Zibibbo è documentato ben 150 anni prima di quello che lo lega alla città di Alessandria. Da correggere un'affermazione che si trova nel capitolo dedicato ai vitigni dell'Alto Adige. È vero che il primo documento che riguarda l'utilizzo del Riesling è del 1435 ma riguarda l'acquisto di barbatelle di “Riessling” a Rüsselsheim sul Meno, cioè vicino al Rheingau e non alla Mosella dove questo vitigno è testimoniato non prima del 1552 quando viene menzionato con l'ortografia odierna nel “Kreutterbuch” di Hieronymos Bock.
Easy Wine. Guida facile ai vini italiani
Slow Food Editore
Pagine: 576
Prezzo: 14,90 euro