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Cosa leggo

Quando mangiare è un’avventura

10 Luglio 2008
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    COSA LEGGO

Quando mangiare è un’avventura

Alex Kapranos è il carismatico leader anglo-greco di una band scozzese molto cool fra quelle indie, i Franz Ferdinand. Ha scoperto, piccolissimo, di essere allergico alle arachidi e che non gli piacciono formaggio, pomodoro e patatine. Sostiene che mangiare è un’avventura. Gira il mondo per lavoro, i tour della sua band coprono gran parte del pianeta. In Gran Bretagna le sue scorribande culinarie, sotto forma di articolo a metà tra una recensione sopra le righe e un racconto, finiscono sulle pagine del quotidiano “The Guardian” e in Italia sono riprese dalla rivista Internazionale, che le ha raccolte nel volume “Rock restaurant” (170 pagine, 12 euro). Una vita fa, quando non era ancora una rockstar, ha fatto mille lavori, anche il cameriere e l’aiuto-cuoco. E certi esilaranti aneddoti della sua vita precedente (indietro fino ai ricordi d’infanzia) nelle sue pagine s’insinuano fra quelli più recenti, che consistono in originali e ironici resoconti dei suoi pasti in giro per il mondo.
Tra le pagine del volumetto c’è di tutto: il pessimo vino bevuto in un ristorante di New York, una deliziosa anguilla gustata a San Francisco, il magnifico agnello assaggiato a Pigalle, in una desolata domenica parigina, quando molti locali sono chiusi, il frigo vuoto di casa, a Glasgow. A Monaco non disdegna il Krustenbraten, maiale croccante (“che sembra verniciato di lucido, come un mobile”), a Sidney divora i granchi piccanti di acqua dolce. E così via, dal sashimi di Osaka alle ostriche di montagna (testicoli di toro) di Buenos Aires, Kapranos offre una carrellata culinaria che – geograficamente – ha pochi eguali, visto che la sua cultura gastronomica è estesa ad ogni continente. Ogni cibo, ogni ristorante, ogni situazione sono osservati tanto con gli occhi dell’ironia quanto con quelli dello stupore. Per certi versi Kapranos trova il massimo… a due passi da casa: in un ristorante indiano di Londra trova quello che cerca. “Nel locale – scrive – piuttosto che una montagna di roba impossibile da finire, si servono in stile tapas dei piccoli piattini di prelibatezze da dividere, rendendo tutto un’esperienza molto più sociale. È così che dovrebbe essere una cena al ristorante: confrontare, condividere e commentare il cibo, non l’egoistico ingurgitare la propria porzione, che è tipico della Gran Bretagna e del Nord America”.

Salvatore Lo Iacono