Coltivare l’esperienza di condivisione del terreno, si diffonde la cultura degli orti urbani.
Alla cementificazione, ai mezzi di comunicazione sempre più virtuali e alla meccanizzazione dei processi come catalizzatori del nostro secolo si oppone oggi un fenomeno che sempre più sta prendendo piede a tutte le latitudini del mondo occidentale, una sorta di forma di resistenza per la riconquista degli spazi da coltivare anche laddove non si crede possibile.
Ne parla Mariella Bussolati, autrice del libro “L’orto diffuso – Dai balconi ai giardini comunitari, come cambiare la città coltivandola”. Racconta di una tendenza che vede protagoniste quelle persone, privati cittadini soprattutto, non per forza le istituzioni, promuovere la riappropriazione della terra, gli spazi abbandonati che possono rinascere grazie all’intenzione di coltivare, prima bonificando, un’area urbana. In prima linea sono l’Inghilterra, la Francia, la Germania e la Spagna con esperienze già radicate di gestione comunitaria di spazi coltivabili nelle periferie e nelle aree del centro città di Londra, Parigi, Berlino e Barcellona. Esempi di tale impulso si riscontrano in quest'ultimo periodo anche a Milano e a Roma.
Immagine del libro su un orto urbano di Milano
Che siano “ufficialmente” riconosciuti oppure, per contro, “occupati”, l’essenza di tale movimento sociale è la condivisione: l’orto non è di proprietà privata, non è recintato, non ha lucchetti all’ingresso, ma fa parte del quartiere. Si mette in collegamento con le scuole, con i Gruppi di Acquisto Solidale e si basa sul dialogo tra le persone e lo scambio di esperienze.
L’orto urbano nella sua declinazione di spazio comunitario rappresenta, dice l’autrice, “il vivere la città in maniera organica, proprio come un essere umano”, seguendo il ritmo della natura, del progresso e dei cambiamenti per adattarsi al contesto. Una “rivendicazione della città”, aggiunge, “ed un arricchimento delle competenze di chi partecipa”. Un viaggio attraverso la determinazione di persone che a volte vanno contro la “natura della burocrazia” che ostacola la concessione alla gente di spazi comuni e autogestiti, per riprendere un contatto con la “natura in città”. “L’orto diffuso – Dai balconi ai giardini comunitari, come cambiare la città coltivandola” (Orme edizioni, Collana Secondo Natura, pp. 160, 14,90 euro).
Lucrezia Balducci