Riceviamo e pubblichiamo l’introduzione al libro Eat Parade. Alla scoperta di Personaggi, Storie, Prodotti e Ricette fuori dal comune di Bruno Gambacorta.
Sono un appassionato di gialli, a casa custodisco con venerazione l’opera omnia in originale di Michael Connelly (grande giornalista divenuto eccellente giallista e scrittore preciso e coinvolgente) e immaginavo che, se mai avessi vinto la pigrizia e mi fossi messo a scrivere, sarebbe stato per seguire le sue orme…
Il caso ha voluto diversamente: quando il gruppo editoriale Gems mi ha contattato per chiedere se fossi interessato a scrivere qualcosa di…commestibile, non ho saputo sottrarmi, pur convinto che in Italia escano fin troppi volumi, e che librai e lettori non sappiano più come gestire questa proposta multiforme e sempre più invitante, ma di fatto impossibile da seguire. Io stesso, pur essendo un lettore onnivoro e infaticabile, riesco a leggere l’un per cento di quello che mi interesserebbe, e sogno di poter, da pensionato, finalmente colmare qualche lacuna.
Ecco perché, nello scrivere la mia prima opera, ho pensato soprattutto al lettore: titolo facile da ricordare, stile diretto da giornalista televisivo, storie brevi e dense come quelle che da circa 15 anni vanno in onda dentro Eat Parade, la rubrica di enogastronomia e alimentazione del Tg2. Una versione scritta del primo “tg del cibo e del vino”, seguito ogni settimana da due milioni e mezzo di spettatori. Un racconto più ricco di particolari, più attento a quegli aspetti che in un tg purtroppo non trovano spazio. Le storie sono 36, una per ciascuna regione e qualcuna in più per poche altre. Le ricette il doppio, quindi più di settanta, tutte d’autore, alcune semplicissime e folgoranti, altre più complesse e sontuose. Il cibo e (in misura minore) il vino sono ciò che lega fra loro i detenuti di Bollate e i coltivatori di limoni di Sorrento, il principe collezionista d’arte e gli ex-tossicodipendenti di San Patrignano e di Mondo X, il docente universitario esperto di antichi formaggi siciliani e il direttore di reti televisive diventato olivicoltore e frantoiano. Il cibo è ciò che ha salvato intere valli del Trentino dallo spopolamento, e qui troverete non le storie già più conosciute delle vallate che forniscono mele o spumante a tutt’Italia, ma quella meno nota di chi procura a pasticceri e casalinghe i preziosi frutti di bosco…
Cibo e vino, sempre loro, sono ciò che ragazzi appassionati e coraggiosi, con l’aiuto di Don Ciotti e di Libera, in molte regioni del sud stanno ricavando dalle terre sequestrate alla mafia. Ma anche in una regione meridionale come la Basilicata, che negli ultimi decenni invece della delinquenza ha avuto in sorte il petrolio, fagioli e peperoni, pecorini e Aglianico sono diventati un fattore di identità, un baluardo contro l’invadenza dell’oro nero.
Un’altra storia che a me piace molto è quella della “mozzarella perfetta”: prodotto straordinario, sul quale si potrebbero scrivere interi volumi. Con Roberto Saviano condivido (fra l’altro) il primo punto del decalogo sulle “cose per cui vale la pena di vivere”: la mozzarella ci sta proprio bene, anche se lui cita espressamente quella aversana mentre io, che ho lasciato Caserta all’età di cinque anni, non ho preferenze geografiche. Amo tutte quelle fatta a regola d’arte, e in compagnia del “signor Vannulo” tento di spiegarvi come e perché…
E che dire di Graziano Pozzetto? Uno dei personaggi più belli della sezione “Far sapere”. Dopo una vita lavorativa spesa a fare tutt’altro, questo omaccione romagnolo comincia a sfornare un libro dopo l’altro, fino a creare una specie di enciclopedia, colta e popolare al tempo stesso, della cucina romagnola.
Non aggiungo altro, se non un’ulteriore piccola segnalazione per due storie corali: la salvezza degli ulivi millenari della Puglia e la resistenza civile dei ristoratori aquilani alla morte del loro centro storico dovrebbero essere di esempio a tutti, soprattutto a chi si lamenta e non fa niente per migliorare le cose.
Buona lettura e buoni assaggi.