Sono state scovate all'interno di un baule e raccolte da una pro-nipote. La cucina di quei tempi torna alla luce
Il venerdì era il giorno di chiusura del suo atelier fotografico e al mattino presto andava al mercato per acquistare tutto quanto gli occorreva per le sue ricette.
Giuseppe Incorpora senior amava curare personalmente la preparazione, la cottura e la guarnizione dei suoi piatti. ‘Il maestro del collodio umido’, capostipite di una celebre dinastia di fotografi palermitani, era appassionato di botanica e floricoltura quanto di cucina. Un’arte in cui si è dilettato quasi contemporaneamente alla fotografia. Le prime ricette sono del 1855, anno in cui sposò Rosina Pagano, donna di straordinaria eleganza e raffinatezza.
Matilde Incorpora, erede di quinta generazione, racconta un aspetto inedito del cavaliere Giuseppe in un libro pubblicato in questi giorni dal titolo ‘Il fotografo cuoco, diario gastronomico di Giuseppe Incorpora’. Matilde, architetto, ha ereditato dagli avi la passione per la buona cucina oltre al piacere di invitare spesso amici golosi e buongustai nella sua casa nel cuore della Palermo risorgimentale. Facendo una piccola violenza ai suoi “sentimenti di possesso esclusivo”, Matilde ha fortunatamente scelto di condividere “i segreti e la creatività culinaria” del suo antenato restituendoci un altro pezzo di storia del costume siciliano da metà Ottocento al 1914. Nello scantinato di un villino di famiglia a Mondello ha ritrovato nel 1973 tra i ricordi sopravvissuti ai bombardamenti del ‘43 e conservati in “cataste di cassette di legno, scatoloni, bauli e colli di ogni tipo” tre libretti dai fogli ingialliti. Nelle pagine scritte in bella calligrafia, le 76 ricette tra antipasti, primi e secondi piatti, contorni, salse e intingoli, dolci, rosoli e gelati. Un inno alla cucina siciliana, ai suoi sapori e prelibatezze. “Un tempo, le ricette di cucina erano un bene prezioso che faceva parte del patrimonio familiare e che si tramandava segretamente di generazione in generazione, insieme alle lenzuola ricamate e ai servizi di piatti della nonna”, racconta Matilde Incorpora.
Un tempo lontano in cui non esisteva l’energia elettrica né i moderni mezzi di trasporto né gli elettrodomestici, arrivati d’oltre Oceano nella seconda metà del Novecento. “I nostri antenati – continua – non solo non immaginavano nemmeno cosa potessero essere il forno elettrico o il robot multifunzione, ma non avevano nemmeno modo di tenere al fresco i cibi, che dovevano essere consumati in giornata o conservati per tempi più lunghi sotto sale o sott’olio, mentre i gelati e le granite si preparavano con la neve delle neviere”. I titoli delle ricette sono stati trascritti così come negli appunti del nonno di suo nonno. Lungo e appassionante il lavoro di ricerca e interpretazione degli scritti. Tra once, rotoli, quartucci, chicchere e soldi “il lavoro più arduo è stato la conversione in grammi dei pesi e delle quantità – spiega l’erede di Nonno Pepè – . Le unità di misura di pesi e capacità erano diverse dalle attuali. La misura di peso fondamentale, ai tempi del mio avo fotografo e cuoco era il rotolo, pari a circa 793 grammi ed è per questo che la maggior parte delle ricette hanno come base tale unità. La chicchera e il soldo non avevano una corrispondenza nelle tabelle di conversione ma valevano come indicazione letterale, essendo il soldo la moneta in uso e chicchera la tazzina di caffè”.
Il libro contiene anche un saggio di Michele Di Dio, che da 30 anni si batte per la costituzione di un museo della fotografia siciliana che custodisca e valorizzi i fondi attualmente in deposito presso il Cricd della Regione Siciliana dove lavora. Il suo saggio arricchisce di nuovi elementi l’attività fotografica di Giuseppe Incorpora senior e dei suoi rapporti con l’intelligenza dell’epoca.
Laura Grimaldi
Il fotografo cuoco
di Matilde Incorpora
casa editrice Torri del Vento
192 pagine, 28 euro