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Il banchetto del Gattopardo: Elena Carcano racconta la cucina dell’aristocrazia siciliana

27 Aprile 2021
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di Maria Giulia Franco

Tavole imbandite e servitori in livrea allietavano i pasti degli aristocratici siciliani con i capitali ancora non erosi.

Erano i tempi del timballo di maccheroni con Fabrizio Salina e i suoi commensali che “manifestarono il loro sollievo in modi diversi “L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava, non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio”, scrive Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo libro tradotto in tutto il mondo “Il Gattopardo. “Ma come si prepara pietanza? A queste e ad altre domande cerca di dare una risposta il volume “Il banchetto del Gattopardo. A tavola con l’aristocrazia siciliana” scritto da Elena Carcano diplomata chef amatoriél presso la Commanderie des Cordons Bleu che analizza anche le ricette descritti da altri testimoni.

“La raffinatezza quasi eccessiva che caratterizza gli ultimi bagliori della nobiltà siciliana è divenuta essa stessa un classico, grazie soprattutto al romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che ha descritto meglio di chiunque altro gli individui, le consuetudini, gli scenari, i cibi di quell’aristocrazia feudale ormai in declino, nell’epoca dell’affermarsi della società moderna. – afferma l’autrice – Le ricette sontuose ed elaborate tratte dalle descrizioni del celebre Gattopardo, unite ad altre attinte alla vasta memorialistica dell’aristocrazia siciliana, diventano così un piccolo tributo a un mondo raffinato e decadente che non perderà mai il suo fascino, e che possiamo nostalgicamente rievocare portando in tavola un lussureggiante timballo”. Descritte con tanto di ingredienti nel libro una serie di pietanze che sono diventate leggende culinarie. Tra queste il famoso “Trionfo di gola”. Fulco di Verdura nel suo “ Estati felici” racconta : “Tanto a Natale che a Pasqua le monache dei diversi conventi che ancora esistevano ci mandavano le loro specialità culinarie. Dolci dalle più svariate qualità…In qualche grande occasione si ordinava, da non so più quale speciale convento, il maestoso “Trionfo di gola”, non tento di descriverlo perché il solo nome parla per se stesso, ma mi sembrava coperto di ogni ben di Dio”.

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