Per i libri su vino e dintorni, il 2023 è stata un’ottima annata. Sia editori più mainstream che nuovi boutique editions dedicano al vino e al suo mondo attenzioni e risorse sempre meno estemporanee e più focalizzate. La Francia si conferma il luogo in cui il vino viene pensato, contestualizzato e raccontato in maniera più filosofico-umanistica, mentre dal cosiddetto new world e dall’area anglosassone arrivano volumi di più alto valore tecnico-scientifico ma a cui forse manca un filo di charme. Da rimarcare la rinnovata attenzione dell’editoria statunitense al cosiddetto vino naturale (definizione che non mi piace, l’aggettivo naturale sembra sempre cooptato, a livello semantico, dalla galassia reazionario-sovranista) con due volumi straordinari sia a livello di grafica che di contenuti, segno che forse il trend che investe questi vini è destinato a restare. Ma intanto stappiamo la classifica! Cheers!
1) À nos ivresses, Alicia Dorey: Il libro dell’anno lo ha scritto una grande giornalista francese, Alicia Dorey (che molti conosceranno per il podcast Parlons vin). Il libro a metà tra memoir e trattato filosofico analizza, (ed elogia) l’ebrezza in tutte le sue forme, esaltata come uno stato di piacevole evasione da se stessi e che aiuta ad uscire dalla strettoie emotive della realtà, permettendoci di percepire aspetti della realtà e di noi stessi che nella vita sobria sono preclusi. L’ivresse, come antidoto sia alla sobrietà che all’ubriachezza, assomiglia tanto ad uno stato raggiungibile di felicità momentanea, forse l’unica raggiungibile. Per chi è interessato alla magia del vino più che alle sue proprietà organolettiche.
2) Vino, The Essential Guide to real italian wine, Joe Campanale: più che un libro un grande atto d’amore verso l’Italia, le sue vigne e la sua gente, lo ha scritto un grande sommelier di New York. In questo libro non troverete Supertuscans e grandi cru, ma vignaioli artigianali e i vitigni autoctoni. L’autore, grande fan dei cosiddetti “vini naturali”, supera questa definizione per passare a quella di “vino vero”, fatto da vitigni autoctoni e vignaioli artigiani in un grande terroir. In questo libro si scoprono vini favolosi fatti da persone favolose, le foto fanno venire voglia di partire all’istante e visitare ogni angolo di questo nostro meraviglioso Eno-paese. Per chi nel vino italiano cerca storie, novità e poesia, questo è di certo il libro da avere.
3) The New Viticulture: the science of growing grapes for wine, Jamie Goode: non per neofiti ma opera importante, destinata a fare parlare e scrivere. Un volume di 673 pagine, molti concetti tecnici, e tanta tanta materia da sviscerare. Per chi conosce l’autore e le sue opere precedenti, (di questo libro si può considerare una summa) l’idea di fondo è sempre la stessa, mirata a conciliare l’aspetto scientifico e quello irrazionale del vino, ovvero quella che per esprimere davvero il terroir e la sua specificità si debba ricorrere alla più rigorosa tecnica scientifica e a vigne di tipo nuovo. Viticultura rigenerativa e altre tecniche modernissime (ma anche per certi versi antichissime) sono, secondo l’autore (grande comunicatore digitale, seguitelo su @drjamiegoode, anche solo per le t-shirts), l’unico modo di fare vino nel mondo che verrà. Leggere per credere.
4) The New French Wine: Redefining the World’s Greatest Wine Culture, Jon Bonné: costa come un grand cru Egly Orient, ma tra appartati iconografici, foto e scrittura, è un’opera che non può mancare nelle case di tutti gli amanti del vino francese (e spero siano ancora in tanti). Tre chili e 600 grammi di peso, suddivisi in due volumi – uno, The Narratives, sugli stili e la storia; l’altro, The Producers, su chi il vino lo fa. Tanta geologia, filosofia e uno sguardo appassionato, ma sempre critico e lucido sulle cose. Non un libro per tutti, (molte nozioni tecniche, come i diversi metodi di pressatura dell’uva sono dati per scontati), ma sicuramente un libro fondamentale per chi volesse avvicinarsi alla Francia del vino in modo serio e sistematico. Solo l’inclusione del Gamay tra le grandi uve vale da sola il prezzo del biglietto.
5) Ehos Priorat, Elizabeth Hecker: di certo non uno dei terroir più conosciuti al mondo, ma di certo un posto che, vedendo le foto contenute in questo libro, tutti vorranno visitare al volo. La regione del Priorat, poco a sud di Barcellona, è uno dei best kept secret del vino europeo e forse mondiale. Questo libro è un’esplorazione immersiva nelle 12 sotto zone della Doq di questo luogo meraviglioso. Un libro che riesce a veicolare con parole e immagini non solo la magia del vino che viene prodotto qui, ma anche e sopratutto l’ethos, lo spirito, la peculiare energia che nasce dall’interazione tra le vigne e la terra che abitano. In the Priorat, if you listen… the wine is talking scrive in un passaggio l’autrice. Leggendo questo libro, sembra proprio che sia così.