Dalila Grillo stenta ancora a crederci. Pochissimi giorni fa si trovava a Modena insieme al fratello Ettore dopo la conquista della Stella Michelin con il ristorante Vineria Modì di Taormina tra le new entry. E così con il telefono impazzito dalle telefonate di complimenti, quella sera ha mangiato una semplice pizza ed è corsa a letto stremata dalla stanchezza, ma anche e soprattutto dalla felicità.
Una felicità che ha il sapore della fatica, del lavoro, della soddisfazione e del cuore che batte forte di passione verso la cucina. “Ti direi una bugia se ti dicessi che non speravo di ricevere la Stella”. Ce lo racconta al telefono, appena rientrata nella sua Sicilia e nel suo regno, la cucina del ristorante. Accanto a lei Ettore, il fratello che dieci anni fa ha aperto, a un passo dal Teatro Antico di Taormina, quel locale che oggi svetta tra i più importanti della zona e d’Italia.
Taormina oggi conta ben cinque ristoranti stellati, una vera meta dell’alta cucina. Crocevia di turisti stranieri, si conferma capitale del gourmet. C’è il St.George by Heinz Beck annesso all’Ashbee Hotel, il Principe Cerami del San Domenico Palace (chef Massimo Mantarro), l’Otto Geleng del Grand Hotel Timeo (chef Roberto Toro) e La Capinera dello chef Pietro D’Agostino. E tra questi grandi colossi c’è questa realtà a conduzione familiare.
Dalila ha trent’anni e ha sempre saputo, fin da bambina, quale sarebbe stato il suo destino: diventare una chef. “Sono figlia d’arte, mia mamma aveva un’attività ristorativa e io ero molto affascinata dall’ambiente così non ho avuto dubbi sulla scelta dell’alberghiero”. Poi le esperienze, tra le tante, nei ristoranti 3 Stelle Michelin di Enrico Crippa ad Alba e Juan Amador a Vienna. “Questa estate lo chef Crippa è venuto a mangiare a Taormina e mi ha detto delle parole che continuano a venirmi in mente. Mi ha confidato che ha mangiato benissimo e mi sento davvero onorata perché sono complimenti che arrivano da una persona che considero parte integrante della bibbia della Guida Michelin”.
Innovazione e creatività sono gli elementi principali della cucina di Dalila nei piatti proposti. Eppure lei è convinta che per definire la sua cucina non basterebbe un libro. Le chiediamo di provarci, di chiudere gli occhi e di dare un titolo al suo stile. E allora ci prova: “La mia cucina è fatta dalle mie emozioni, dai ricordi, dalla territorialità della mia Sicilia, dalle esperienze che mi hanno fatta crescere. Ed è una cucina realizzata con una mano fresca, colorata. L’arte l’ho ereditata da mio padre che oggi non c’è più e che era un grande artista. Dipingeva quadri ed era un ceramista. Ecco, nel mio stile c’è tutto questo”.
Una carta dei vini, quella di Vineria Modì, che conta 1.600 etichette locali, italiane, internazionali. E per questo motivo il ristorante è stato premiato con Due Bicchieri dalla rivista Wine Spectator.
Adesso Dalila ed Ettore sono appena atterrati a Catania. La prima tappa, dopo essere passati da casa, è il loro rifugio: “Per noi è importante che il cliente rimanga contento. Noi lavoriamo con persone che arrivano da ogni parte del mondo, non è un’esagerazione ed è quindi importante donare al turista un’esperienza che gli susciti ricordi”. Una cartolina culinaria, dove il territorio emerge in modo importante attraverso gli ingredienti e la stagionalità.
Tra i menu proposti, oltre alla carta in cui è richiesta la scelta di due piatti e un dessert a libera scelta, c’è un menu da otto portate e uno da sei. Tra i must della cucina della Chef ci sono i bottoni di pasta fresca all’uovo, caciocavallo ragusano e ragù di agnello ma anche polpo alla griglia con patata affumicata, salsa eoliana e olio alle erbe.
“La mia mente – ci dice ancora Dalila Grillo – non si ferma mai. Ci provo ma continuano a frullarmi dentro idee, anche quando mi dovrei rilassare. Adesso cambierò qualche piatto in base alla stagionalità. Continueremo a lavorare con passione, questa è una promessa ma anche una certezza, cercando di migliorare ancora il servizio e l’offerta per i nostri clienti. Per noi Vineria Modì è casa e così vorremmo far sentire chi viene a trovarci. Anche con una Stella ricamata sulla giacca”.