The Bear più che una serie tv, è stato un sisma, una scossa tellurica agli stereotipi ed alla narrazioni classiche, del cibo in tv, anche sulle piattaforme di streaming.
Prima di The Bear, l’immaginario del food streaming era dominato dalle patinate, ma non prive di fascino, stagioni di Chef’s Table, un tipo di narrazioni con piatti spettacolari e ristoranti affascianti, ma in cui il vissuto dei protagonisti tendeva a rimanere, (quasi) sempre ai margini dello script.
Forse The Bear è la serie che ha saputo raccontare, faceva fatica a trovare la vita dello schermo e della narrazione mainstream, il mondo del cibo non da dentro ma da dietro, il backstage, quello avviene prima che il piatto esca dal pass, o addirittura prima che il ristorante apra, ovviamente non è sempre stato così.
The Bear registra uno iato, anzi Lo iato che per il mondo della ristorazione è stata la pandemia, l’evento pandemico infatti ha cambiato per sempre il mondo del food, il modo di viverlo, e di conseguenza il modo di raccontarlo.
La prima stagione della serie creata da Christopher Storer, raccoglie virtualmente il testimone di quel Kitchen Confidential per arrivare ad un successo mainstream, nemmeno inizialmente immaginabile, diventando un fenomeno di costume.
Con The Bear, abbiamo scoperto, (ma alcuni di noi già lo sospettavano) che le persone che ogni sera rendono la nostra vita se non migliore più carina, confezionando per noi cibo, sono persone reali, con vite storie, sogni, sconfitte, amori, incubi, insomma le cose tipiche di tutti gli esseri umani, anche di quelli che fanno lavori “normali”.
Forse, senza la pandemia, questa grande occasione di analisi collettiva a cui le food People sono state obbligate di colpo, non ci sarebbe stato The Bear o forse ci sarebbe stato ma sarebbe stata l’ennesima serie minore, di nicchia, da listare per darsi un tono nelle bio di Tinder, vista solo da chi nel food ci lavora, o visto che si parla del post pandemia, sarebbe più giusto dire chi ci lavorava, chi se lo ricorda Feed the Beast>?
Invece no, tra libri che solo perché si vedono in una scena della serie diventano best seller (uno è tradotto di recente anche in italiano), e articoli che vi aiutano a recuperare la maglietta originale indossata dallo chef Carmy> (spoiler costa 150 dollari, che per una maglietta bianca, di questi tempi non è proprio pochissimo), The Bear è arrivato nella vita di quelli che i ristoranti li avevano visti solo dalla parte di chi si siede al tavolo ed ordina i piatti.
Nella spasmodica attesa che Disney + renda finalmente disponibile anche nel nostro Paese la terza e attesissima stagione della serie, (si parla di grandi ospiti, e nuovi personaggi), cosa che dovrebbe avvenire il 14 agosto, vi consiglio qui, cinque food show in streaming, che possono aiutarvi ad ingannare l’attesa, e perché no, forse anche ad emozionarvi: