Alle 4 del mattino Milano è vuota. Arrivare in via Cesare Lombroso, a pochi chilometri dall’aeroporto di Linate, è un attimo. I semafori lampeggiano ancora e in giro si vedono pochissimi fari di auto. Ma non appena si svolta da viale Molise le luci annebbiano quasi la vista e non ci sono solo macchine ma tanti, tantissimi camion. Davanti a noi strutture immense: il mercato agroalimentare della città.
Siamo diretti nella parte dedicata al mercato ittico. Milano è il punto nevralgico dove convergono pesci da tutto il mondo, Italia ed estero. È quasi paradossale che in una città senza mare ci sia il mercato più grande della nazione. Chiunque arrivi da fuori nel capoluogo lombardo sente dire almeno una volta questa frase: “A Milano si mangia il pesce più fresco d’Italia”. Così siamo andati a vedere con i nostri occhi cosa accade ogni giorno nel padiglione gestito da SO.GE.M.I. – Società per l’Impianto e l’Esercizio dei Mercati Annonari all’Ingrosso di Milano – chi, per conto del Comune di Milano, gestisce tutti i mercati agroalimentari all’ingrosso della città. Il fatturato annuale del mercato ittico si aggira intorno ai 100 milioni di euro per oltre 10 mila tonnellate di prodotto commercializzato con un prezzo medio di circa 10 euro al chilo.
Negli spazi di 10mila metri quadri ci lavorano ogni giorno 21 operatori, ognuno con caratteristiche diverse. Da mezzanotte parte l’attività di preparazione del banco con la merce che inizia ad arrivare, ora dopo ora. Dalla 2 in poi parte la contrattazione e la vendita, non c’è asta.