Il cibo si è mangiato la città, titolava qualcuno di recente e oltre alla città si è mangiato molti dei nostri pensieri, e dei nostri sogni, anche.
Nel mondo ma non in Italia, il cibo, (food?) è ormai un fenomeno di costume ed è sempre più presente nei mosaici delle nostre piattaforme di streaming preferite. Le narrazioni del/sul cibo sono diventati dei veri e propri generi. Innescano dibattiti, esondano nel costume, nel fashion e nella politica.
Così, mentre in Italia ancora si passa in una specie di “schizofoodia” (copyright mio) tra le atmosfere (sado)masochiste di Masterchef e la bucolica noia borghese di Dinner Club, altrove il food sullo schermo, cerca di interrogarsi sul mondo e su se stesso, spesso con esisti altissimi.
Questo 2024 è stato ricco di show pazzeschi, alcuni dei quali almeno nel mio caso sono valsi abbonamenti a piattaforme di cui pensavo di avere bisogno. Il cibo nel 2024 è molto più del cibo e, forse è sempre stato così.
Qui di seguito i 5 show che hanno vinto e convinto nel 2024, in ordine (o contrordine) di preferenza:
5 – Culinary Class Wars (Netflix)
Se la seconda stagione di Squid Games è disponibile da pochi giorni ed è già un flop, la prima di questa specie di Squid Games culinario, è una specie di strano miracolo. A prima vista una specie di Master Chef in salsa Hallyu, in realtà è quasi un’indagine-antropologico politica, su un Paese che conosciamo poco e ci influenza tanto. Tanta Italia fa capolino qua è là tra i fornelli, non solo nelle ricette, personaggio di punta del team black spoons è infatti Kwon Seong-joon, con un passato al Danì Maison di Ischia, (qui in competizione con il nome d’arte Napoli Matfia), mentre nella squadra degli chef affermati white spoons c’è anche il nostro Fabrizio Ferrari che da anni vive e lavora in corea. Una sfida all’ultimo piatto: nella prima puntata partono in 100, ne rimarrà soltanto uno, avvincente, molto coreano, e forse per questo molto bello. 12 episodi da circa un’ora, se ve la sentite sarà bellissimo.
4 – Omnivore (Apple TV)
Al netto delle polemiche sul lavoro gratuito al Noma e sulla sostenibilità economica del fine dining che hanno contraddistinto quest’anno, questo show è una gioia per gli occhi prima di tutto e fa ancora venire fame. Ogni episodio René Redzepi in persona ci racconta la storia di un ingrediente semplice che pensavamo di conoscere e ci accompagna in giro per il mondo a capirne le origini, i significati e il percorso che lo porta nei nostri piatti. Una specie di Parts Unknown ma con una fotografia (molto) più figa, questo show nei suoi otto episodi (i più belli sono quelli su riso, sale e caffè), ci ricorda forse l’ovvio: tutti i cibi hanno una storia umana e raccontano sempre anche la storia dei mondi che hanno contribuito a costruire. Da vedere.
3 – Chicken Shop Date (Youtube, quindi gratis!!!)
Una serie di interviste della Tube Star, che è anche autrice e conduttrice, Amelia Dimoldenberg. Il nome ai non inglesi dirà poco, ma è un motivo in più per dare un’occhiata. Il format è semplice, una serie di interviste a vip dell’intrattenimento e dell’arte, tra i tavoli di una friggitoria di quartiere, impostate come se fossero dei primi appuntamenti romantici. Le domande che la host pone ai suoi ospiti sono, a volte imbarazzanti o divertenti come spesso lo possono essere i dialoghi delle first date o delle tinder date normali. La serie è online da qualche anno ma negli episodi rilasciati nel 2024 c’è quello che ha fatto parlare tutto il mondo (ne ha scritto anche il New York Times) è l’episodio con l’attore inglese Andrew Garfield. La chimica tra intervistato e intervistatrice era tale che molti hanno sperato che nascesse una storia vera tra i due… Vedetelo e scriveteci se lo pensate anche voi…
2 – Chef’s Table, Stagione 7 (Netflix)
Un grande show, (ne abbiamo parlato qui) innovativo e imprescindibile fin dal primo episodio della prima stagione. Era il 26 aprile 2015 e il protagonista era Massimo Bottura. Per questa settima stagione, sempre più globale, sempre più politico, sempre più interessante nel suo usare sempre di più il cibo come metafora del senso della vita dei protagonisti e del mondo in generale. Poca Europa in questa settima stagione, eccezion’fatta (e che eccezione) per Ángel León. Si passa dal Bronx politico e molto woke di Kwane Onwuachi (il suo memoir diventerà a sua volta un film), fino al coloratissimo Messico di Norma Listman and Saqib Keval, coppia ai fornelli e nella vita che si interroga sulle storture, sugli abusi e sullo sfruttamento nel mondo della ristorazione, passando per Chutatip Nok Suntaranon, chef di origine tailandese che a 44 anni dopo una vita come assistente di volo, tra matrimoni sbagliati e molte difficoltà familiari, ha aperto il suo primo ristorante a Philadelphia.
Ristoranti bellissimi, persone bellissime, piatti colorati a tanta voglia di rendere il mondo migliore attraverso la cucina, vi ho convinto?
1 – The Bear Stagione 3 (Disney Plus)
The Bear ha cambiato per sempre il modo di raccontare la cucina, è stato ed è il primo show della storia che sembra scritto e pensato da uno che le cucine le ha viste davvero, non solo come ospite, da chi c’è stato dall’altro lato del pass. Ne avevo scritto in estate, nessun food show per ora si è nemmeno avvicinato alle sue vette. Ognuno ha la sua stagione preferita, i puristi preferiscono la prima, i romantici la seconda, i pragmatici questa, (io se vi interessa vado per la seconda), in questa terza stagione il (nuovo) ristorante di Chicago col suo chef fragile e sexy, parla di ristorazione, ma prima di tutto, di rapporti umani, amore, felicità e condivisione, tutte cose che il cibo agevola, costruisce o distrugge. Ben scritte ben girata, attori in gran forma a sto giro anche, grande colonna sonora. Da vedere e rivedere. Spoiler: a volte si piange…