Parla Paolo Pescarmona (nella foto), titolare dell'azienda torinese Pescarmona Importatori, azienda specializzata nella distribuzione di Champagne Taittinger e di vini di diversa origine il cui core business è composto da 20 aziende.
Lui, che insieme ai fratelli ha continuato il lavoro nell'azienda fondata a Torino dal padre negli anni '60, ci racconta com'è cambiato in questi anni il mondo del vino, quali sono le tipologie preferite dai consumatori e, infine ci racconta anche le sue preferenze.
Com'è cambiato il mondo del vino negli ultimi cinque anni?
“Sicuramente c'è stata un'evoluzione nel modo di bere il vino. Il consumatore oggi è molto più attento alle tipologie, c'è una maggiore consapevolezza in ciò che si beve. Inoltre c'è stato anche un cambiamento nel rapporto riguardante il fattore di produzione, dato da un aumento del costo della bottiglia direttamente proporzionale alla tipologia di vino contenuta. Una sorta di incremento quasi fisiologico conseguente anche ai cambiamenti economico-sociali dell'ultimo decennio”.
Quali sono le tipologie più apprezzate tra quelle da voi distribuite?
“A parte lo Champagne che ci dà una grande forza poiché è un prodotto che ha una sua storicità, abbiamo tre prodotti che in questo momento, diciamo, sarebbero quelli più in voga: Bouvet Ladoubay, un metodo Champenois della Valle della Loira, un ulteriore esempio che rispecchia il modus operandi francese, ovvero di produrre e di commercializzare un prodotto con razionalità. Carta vincente dello stesso è infatti il suo rapporto qualità-prezzo non solo riguardo al costo della bottiglia allo scaffale, circa 12 euro, ma anche al bicchiere, proposta sempre più gettonata nei wine bar.
“O ancora il vino alsaziano Trimbach e lo Chablis Jean Marc Brocard lavorato con sistemi artigianali”.
Quali le tipologie più apprezzate in Italia?
“Difficile dare una risposta univoca, poiché oggi il consumo si sta sempre più regionalizzando. C'è una tendenza sempre più evidente alla riscoperta delle proprie origini, delle proprie tradizioni, conseguentemente ad un consumo sempre maggiore di tipologie autoctone ”.
Come è iniziata la sua passione per questo mondo e come mai ha deciso di intraprendere questa carriera?
“Naturalmente ha contribuito il fatto che mio padre negli anni sessanta avesse iniziato quest'attività nella distribuzione dello Champagne. E, d'altro canto, rappresentare le “bollicine francesi”, prodotto con una propria storicità e anche con un certo appeal non solo sul cliente ma anche sul consumatore finale, mi ha invogliato a continuare questo lavoro che mi ha portato e mi porta in giro per il mondo”.
Quando non beve Champagne, cosa preferisce degustare?
“Essendo piemontese, in primis, mi piace degustare vini del territorio delle Langhe. E poi amo le eccellenze di tutta Italia, dal Chianti Classico, al Brunello, ancora al Collio di Livio Felluga, e poi anche in altre regioni, come la Campania, ci sono degli ottimi prodotti come il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino di Feudi di San Gregorio”.
E infine cosa pensa dei vini siciliani?
“Trovo che il Nero d’Avola sia un vitigno dal quale si produce un vino molto interessante, in quanto setoso e pastoso, che in un certo qual modo potrebbe anche richiamare a qualche vitigno alloctono”.
M.A.P.