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Vivere di vino

Nando Papa, sommelier del Verdura: le mie passioni tra Krug e Biondi Santi

20 Agosto 2015
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Un cursus honorum tra stellati e le scuole alberghiere e ora tra vip e winelover. “Quella volta nel vigneto del Clos du Mesnil…ma il vino più buono è quello che bevi con la persona che ami”

 
(Nando Papa)

di Francesca Landolina

Seconda stella a destra, cantava Edoardo Bennato. Ed è seguendo le stelle o meglio l’amore di Rossella, una brava astrofisica italiana che Nando Papa, noto sommelier di origini campane giunge in Sicilia. 

Le stelle fanno sognare, del resto. Sono galeotte, come il vino. E il connubio, tra cielo e terra, lo porta nell’isola, dove scopre una terra inaspettatamente bella. Per tutto. Vino compreso. 
Oggi Nando Papa è sommelier al Verdura Golf & Resort, una delle più maestose strutture alberghiere siciliane, a Sciacca, in provincia di Agrigento. E di vino vive. La sua è una passione nata nel 1990. Da semplice cameriere, gli bastò ammirare l’eleganza di un personaggio che girava tra i tavoli con la bottiglia di vino in mano, tenendola come fosse un tesoro, con il vistoso tastevin al collo, per capire che avrebbe voluto fare quello nella vita.
“Tutti i pomeriggi da cameriere al Villa D’Este di Cernobbio – racconta – gli davo una mano a portare su i vini per la selezione giornaliera, la cantina del giorno. Mi faceva fare tutte le scale con una sola bottiglia alla volta, portata come fosse un bambino appena nato. Lì capii e decisi dentro di me che avrei volutp diventare come lui”.

Da allora in poi, la fame di conoscenza e la passione per il mondo del vino crescono. Nel 2004 vince un concorso organizzato da una rivista nazionale del settore enogastronomico. “Compilai la miglior carta dei vini. Il primo premio era una somma in denaro oppure la possibilità di fare un'esperienza in una grande maison francese di vini. Scelsi, ovviamente, la seconda. Per 10 giorni ho lavorato nei terreni pregiati di casa Krug, per la precisione nel vigneto del “Clos du Mesnil”, ricorda. “Nei quasi due ettari di Clos du Mesnil entrano solo i vendemmiatori più esperti e molti arrivano per tradizione dal Nord della Francia. Io ero l'intruso. C'era gente con l'esperienza di 41 vendemmie, come il signor Gerard, che una mattina venne a svegliarmi prima degli altri e mi fece provare una grande emozione, entrammo insieme in vigna a piedi nudi, dopo 10 passi mi disse: ‘Volevo presentarti a lei, l'unico modo era farti toccare le sue radici’.
Un aneddoto che Nando non può non raccontare, perché accadono cose nel corso della vita che toccano l’anima e aiutano a capire quale sia la propria vocazione. 

Così Nando inizia la sua strada nel mondo del vino dalla Campania, la sua terra, di cui dice: “È variegata, colta, curiosa. Un territorio dove la componente pedoclimatica è completa. Colline, mare, monti, verde sconfinato, sorgenti naturali e una natura rigogliosa regalano ai suoi vini ricchezze che pochi vini almondo possono vantare. C'è tanta cultura e sinergia tra i viticultori e questo fa ben sperare per il futuro”.

Dalla Campania, seguono tanti giri per il mondo alla scoperta di una passione crescente. Lavora negli Stati Uniti per quasi due anni tra San Francisco e Washington DC. Diviene consulente per la carta dei vini e addestramento del personale al bistrot Aida di Baltimore e al Cafè Milano di Washington DC. Per sette anni insegna nella più grande scuola alberghiera per chef d'America, la Annie Arundel School. Capo sommelier per sette anni al ristorante Rossellinis (2 stelle Michelin) dell'hotel Palazzo Sasso di Ravello in costiera amalfitana. Attualmente collabora con l'Istituto Casnati di Como. “Un'altra bella realtà nel mondo della formazione alberghiera – spiega – I migliori 10 elementi vengono scelti dal Verdura Resort per uno stage di tre mesi e in futuro, se si saranno distinti particolarmente, avranno un contratto stagionale con noi”.

Ed eccoci giunti al Verdura, la sua casa lavorativa, l’hotel di lusso a Sciacca, meta di vip e personaggi facoltosi da ogni parte del mondo. Della Sicilia dice: “Qui ci sono tanti richiami alla mia terra, sotto tanti aspetti, vino compreso. Il “miracolo” dell'Etna che regala vini che nemmeno sembrano italiani, dalle caratteristiche uniche. Rossi e bianchi stile Bourgogne e bollicine che niente hanno da invidiare a quelle blasonate della Franciacorta. Lungo la costa, poi, avviene  l'altro piccolo miracolo: vento, sole (tanto sole), salsedine e composizione del terreno danno gli altri vini, quelli da bere col pesce pescato ogni giorno a Mazara del Vallo piuttosto che a Sciacca. Nel cuore dell'isola e nelle parti più interne rispetto alla costa, si radicano i potenti rossi, quelli che in alcune annate incutono rispetto (in senso buono) per il loro vigore”.


(Nando Papa durante la degustazione organizzata da Cronache di Gusto per l'evento di Google)

Ma siamo curiosi e chiediamo a Nando, cosa amano bere i Vip, i turisti e quali siano i trend del momento. La sua risposta? “Vini siciliani naturalmente. Per il 90 per cento dei casi. E poi Etna, Etna, Etna. Il Vulcano è il top delle richieste, soprattutto da parte di americani e inglesi. Arrivano curiosi e con le idee chiare. A volte anche con le foto delle etichette in mano. Mi chiedono di bere i migliori vini della regione, le annate storiche. La prima sera li ascolto e cerco di capire i loro gusti cercando di “prendere le misure”; dalla seconda sera, il gioco lo conduco io appassionandoli alle tante storie sulle persone del vino che ho incontrato in tutti questi anni e alle emozioni che mi hanno lasciato. A quel punto scopri che il cliente non desiderava altro che lasciarsi guidare. Si affida completamente a te e tu puoi cominciare seriamente a fare il tuo lavoro”. 

E le migliori bevute di Nando? Ad un uomo del vino come lui, grande esperto e conoscitore, non si può non rivolgere questa domanda. E ancora una volta, il sommelier campano è pronto nella risposta. “La migliore bevuta è quella che fai con chi ami, il vino è davvero emozione ed io mi emoziono ogni volta con la mia migliore metà”. Però, qualcosa di particolare che rimane impresso nella memoria c’è. E scavando nel passato salta fuori un Brunello di Montalcino di Biondi Santi del 1982, bevuto con il produttore per il suo compleanno. E poi c’è pure quell’altra volta. “Come non ricordarla – dice sorridendo -. Chateaux D’Yquem 1903. Mi trovavo in un ristorante tre stelle Michelin a Padova. Un cliente lo aveva comprato all’asta per 9 mila euro. Si girò verso di me, riconoscendomi, per un parere. Lo bevemmo insieme. Un’emozione unica. Un vino di 99 anni”.