Un curriculum di tutto rispetto alle spalle che comincia con la Parmalat passando per Zonin e Tomarchio. Il curriculum è quello di Maurizio Gandolfo (nella foto), nuovo direttore commerciale dell’azienda vitivinicola Gorghi Tondi.
Una collaborazione che inizia per caso da qualche mese, proprio chiacchierando assieme a Michele Sala, proprietario dell’azienda, del più e del meno davanti ad un buon bicchiere di vino. Perché quest’ultimo, il vino intendo e tutto ciò che vi sta attorno, ha sempre costituito la grande passione di Gandolfo. Sull’idea dunque di tornare a lavorare per un’azienda vinicola non ci ha dovuto riflettere più di tanto. “Sono contentissimo: se togli il piacere, la passione al mio lavoro non resta nulla”.
Attento al mondo del vino dunque per lavoro e prima di tutto per passione, gli chiediamo alcune considerazioni a riguardo. Guarda ad esempio con positività al mercato: “Si è allargato, – dice – nuovi paesi, come quelli asiatici, costituiscono una nuova e grande possibilità. L’Italia per affermarsi – sostiene Gandolfo – deve giocare molto sui vitigni autoctoni, perché i nostri vigneti sono vigneti frazionati che nulla hanno a che vedere con i seimila ettari ad esempio di una piccola azienda australiana”. Positività ma anche lucida analisi delle pecche del settore vitivinicolo italiano secondo Gandolfo: “Puntare ancora di più alla qualità ed imbottigliare di più – sottolinea – L’imbottigliamento si attesta infatti soltanto al venti per cento. Troppo poco ancora”. Al degustatore Gandolfo chiediamo invece come “stanno” i vini siciliani: “La nostra produzione è migliorata tantissimo negli ultimi anni, c’è più attenzione da parte dei produttori e la qualità si è innalzata notevolmente”. I suoi gusti? “Come bianco su tutti il Zibibbo secco. – rivela – Come rossi il Chianti ed il nostro Nero d’Avola, da buon siciliano che si rispetti”.
S.P.