Determinazione, forza di volontà, intraprendenza.
Queste le qualità che hanno guidato Giuseppe Bombara (nella foto), oggi direttore commerciale dell'azienda umbra Castello delle Regine, proprietà di oltre 400 ettari tra i Comuni di Narni ed Amelia in Umbria di cui 90 coltivati a vigneto ( Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon). In uno dei suoi viaggi di lavoro ci racconta come è iniziato il suo percorso nel mondo del vino.
Com'è nata la sua passione per questo mondo?
“In realtà sono cresciuto tra le vigne. Ho iniziato a vendemmiare all'età di tre anni insieme a mio nonno, nella nostra campagna nel messinese, a Pian delle Vigne detta “chiana i vigna”, zona oggi nota per la produzione di Faro Palari. A quattro anni già vinificavo. Certo le procedure erano totalmente diverse rispetto a quelle odierne. Era un modo di fare il vino “casalingo”, si mescolavano le uve bianche con quelle rosse, insomma si vinificava tutto insieme. Mi divertivo così tanto che già pensavo in tenera età di realizzare una piccola azienda agricola. Poi però crescendo mi resi conto che non avevo né i mezzi né le competenze tecniche per realizzarla. La strada da percorrere era ancora lunga”.
Dunque come è proseguito il suo percorso?
“Proseguo naturalmente il mio corso di studi a Messina. Dopo gli anni canonici mi sono iscritto alla scuola di ragioneria e poi mi sono ritrovato a scegliere la facoltà di Economia. Dopo la laurea, il mio professore di economia mi fece sapere che a Palermo si stava organizzando un master che formava manager del vino, così detto MASV. Frequentandolo ho avuto modo di conoscere Maurizio Ghiori, direttore commerciale di Castello delle Regine, azienda di proprietà dell'avvocato Paolo Nodari. Al Vinitaly mi proposi come addetto alla mescita, ed è stato il primo modo per entrare in contatto con l'azienda e fare i successivi quattro mesi di stage previsti dal corso. Dopo un periodo di formazione all’estero, sono stato assunto. Dal 2008 sono il nuovo direttore commerciale.
La sua esperienza è quella di manager in un’azienda medio-piccola, quali sono i vantaggi e gli svantaggi?
“Uno dei vantaggi è sicuramente il contatto diretto con la proprietà, si prende parte alle decisioni della famiglia-azienda. Uno svantaggio, se così si può definire, perché piuttosto lo definirei valore aggiunto, è il fatto che in una piccola realtà è difficile avere un compito ben definito. Sei un manager a tutto tondo. Ma in compenso, rispetto alle grandi realtà dove è tutto programmato, c’è la possibilità di mettere un po’ di personale in ciò che si fa e far lavorare la fantasia”.
Quanto è stato difficile diventare direttore commerciale?
“Abbastanza. Ho dovuto far fronte a diverse difficoltà e ancora oggi mi confronto con situazioni complicate. Il bello del gioco è anche questo, il mettersi in discussione ‘day by day’”.
Consiglierebbe a un giovane di intraprendere una carriera in questo settore?
“Assolutamente sì. Anche se all’estero ci sono più possibilità. Quello che posso dire è di non scoraggiarsi e di perseguire gli obiettivi prefissati. Bisogna far capire alle aziende che il management, attraverso il supporto di un manager con professionalità acquisita, è un investimento non una spesa e può solo dare benefici in termini commerciali e di marketing. Bisogna essere determinati, testardi e soprattutto avere le giuste competenze. Oggi non si può più improvvisare e questa è la prima cosa che i giovani devono avere ben chiara. Occorre un formazione continua, grande forza di volontà e intraprendenza e soprattutto fare esperienza all’estero”.
Quali sono secondo lei le chiavi per avere successo sul mercato oggi?
“L’innovazione è fondamentale nella vendita. Non si può pensare di vendere una bottiglia. Piuttosto devi vendere un territorio, devi dare quel valore aggiunto in più, devi vendere un pacchetto. Ed io in questo sono agevolato perché l’azienda per la quale lavoro si trova in un territorio molto suggestivo”.
Dato cheviaggia molto per lavoro, qual è la percezione del vino italiano all’estero?
“Prima nella scelta ci si orientava solo su vini francesi, oggi si scelgono prodotti che offrono un ottimo rapporto qualità prezzo. La percezione del vino italiano all’estero è sicuramente migliorata”.
Quali sono i principali mercati di riferimento per i piccoli del vino?
“In Europa un mercato importante è la Germania, ma anche il Nord Europa, ovvero la Norvegia, la Finlandia e la Svezia rappresentano mercati molto importanti sui quali le piccole e medie aziende dovrebbero puntare”.
Quali saranno secondo lei i vini del futuro?
“Difficile dirlo considerando che il gusto è in continua evoluzione. Tra i bianchi penso sicuramente al Prosecco, ma anche all’Arneis e al Gewurztraminer. Tra i vini rossi annovererei invece il Pinot Nero, il Sangiovese e il Nerello Mascalese”.
Maria Antonietta Pioppo