di Giovanni Paternò
Alberto Buratto (nella foto) è un veneto del trevigiano che il conte Paolo Marzotto chiamò come consulente per la sua azienda siciliana Baglio di Pianetto, che ha vigne e cantine a Noto e a Santa Cristina Gela, nel Palermitano.
Nel frattempo si è fatto strada, è diventato direttore generale e successivamente amministratore delegato. Lo abbiamo incontrato in cantina in occasione della tappa palermitana del Tour Meregalli, di cui sono distributori per la Sicilia e non abbiamo perso l’occasione di porgli qualche domanda.
Come nasce il suo approccio al mondo del vino?
La mia attività prende spunto dalla tradizione di famiglia che oltre a calzature produce vini. Dal 2000 mi sono dedicato esclusivamente al mondo di Bacco, prima facendo esperienza in altre aziende infine approdando in terra sicula. Ormai riconosco che il mondo agricolo mi ha conquistato e non potrei farne a meno.
Lei nordico come si è trovato a lavorare nel profondo sud?
Con le persone molto bene, non ho avuto e non ho alcuna difficoltà. Però ogni tanto mi arrabbio coi siciliani che spesso si sentono inferiori, manifestano sudditanza e troppo rispetto nei riguardi degli altri. Le cose fatte bene in Sicilia sono in molti casi meglio di quelle fatte altrove.
Quando va al ristorante cosa beve?
La cultura e la conoscenza del mondo del vino vanno sempre implementati, per cui faccio in modo di ampliarle scoprendo ogni giorno un vino diverso.
Il decoro della botte
Ora andiamo nel professionale: come sta andando il mercato 2011?
Nel generale è un anno positivo per l’export con crescita del prodotto vino italiano in termini di quantità, ma purtroppo non per fatturato. Il mercato sta crescendo più in volume che in valore.
In particolare per Baglio di Pianetto il mercato va bene con grandi riconoscimenti nei mercati nord-americano, svizzero, tedesco, russo, giapponese, anche in termini di fatturato. Rispetto all’anno scorso c’è stato un incremento di produzione dell’80 per cento e di vendita del 40 per cento, considerando che molte bottiglie sono ancora in cantina per l’affinamento. E questo aumento di produzione si somma ad un ulteriore 80 per cento in più rispetto al 2009, il che dimostra che l’azienda è in forte crescita. Con la vendemmia 2010 abbiamo imbottigliato 450mila unità che diventeranno oltre 600mila con l’attuale, nonostante il calo subito sia nella tenuta di Noto sia in quella di Pianetto, calo causato dalle non favorevoli condizioni del tempo, specialmente dalle piogge verificatesi al momento della fioritura, nonchè dalla politica aziendale sempre più votata alla qualità per cui si è scelto di diminuire drasticamente le rese in vigna.
Le barriques
La riscossione dei crediti e la burocrazia sono un ostacolo?
Baglio di Pianetto procede ad un’accurata selezione della clientela, per cui i cattivi pagatori sono esclusi da successive forniture. Purtroppo la legge detta la condanna per chi ruba un euro, mentre invece chi non paga spesso se la fa franca anche per le lungaggini giudiziarie, addirittura cambiando ragione sociale e continuando a fregare altre aziende. Purtroppo è un grosso problema, è una piaga tipicamente italiana favorita anche da tanti produttori che hanno permesso il procrastinarsi di tali situazioni. Ci sono clienti che mi dicono: non mi dai più il vino, non importa, ne trovo altri dieci disponibili. Per la burocrazia ci sono luci ed ombre. Ringraziamo il personale del Genio Civile, dell’ASP, dei Vigili del fuoco che sono stati solerti, mentre altre strutture costituiscono un pantano. Purtroppo persistono intoppi burocratici creati da norme farraginose o addirittura assurde e da situazioni che sono poco chiare. Faccio un esempio: in tutto il mondo le cantine utilizzano il riciclo dell’acqua, noi abbiamo acqua depurata che ha certificazioni che rispettano tutti i requisiti anche internazionali e non la possiamo usare, siamo costretti ad acquistarla a 1,60 euro al metro cubo.
Novità per il futuro, proiezioni in un orizzonte più lungo?
Ci stiamo impegnando per ottenere prodotti medi e alti, insistendo nel miglioramento del lavoro specie in vigna. Abbiamo preso per consulente un giovane enologo, Marco Bernabei, che la grande enologia la respira dalla nascita essendo il figlio del famoso Franco, creatore del Flaccianello e del Fontalloro, per citarne alcuni. Tutta la nostra struttura è fatta di giovani, che hanno assimilato il progetto di fare vini sempre più importanti. Dal prossimo anno non faremo più la linea entry level, tutto il vino sarà utilizzato per le linee medie e alte. Per fortuna anche all’estero la Sicilia viene sempre più riconosciuta per i suoi vini di qualità.
Il vostro prodotto leader, quello di cui siete più fieri e che può costituire l’immagine dell’azienda?
Ramione (foto sotto), un rosso di Nero d’Avola di Noto e Merlot di Santa Cristina che matura per 18 mesi in barriques per metà nuove.
Come reagisce al fatto che in nessuna delle guide 2012 ci sia un vostro vino premiato ?
Se parliamo dell’eccellenza dovremmo togliere parecchi vini premiati, in questo caso con la passata produzione l’assenza di Baglio di Pianetto sarebbe giustificata. Se invece guardiamo i vini premiati, allora la nostra cantina potrebbe ben figurare al pari di tante altre. Spesso metto in comparazione seria i nostri vini con altri blasonati e frequentemente ho delle sorprese positive, come pure qualcuna negativa. Ho imparato che la vita è così, per cui non mi arrabbio; per mia fortuna non credo che le guide possano darmi un forte valore aggiunto. A me il valore aggiunto lo crea l’investimento nel mio prodotto, investo sui collaboratori, sulle persone che ci vengono a trovare in azienda e che apprezzano e comprano i nostri vini.