di Giorgio Vaiana, Verona
Immancabile al Vinitaly, anche in questa insolita veste autunnale, DoctorWine, alias Daniele Cernilli.
Lo intercettiamo in una delle sua classiche passeggiate tra gli stand a “caccia” di produttori e grandi vini. Nel suo stand, quello di DoctorWine, ci sono 71 etichette che meriterebbero tutte di essere assaggiate. E che sono state elezionate accuratamente dal Cernilli nazionale insieme al suo staf. Tutte fanno parte della guida essenziale ai vini d’Italia. “Nel nostro piccolo avevamo già fatto qualche mini-evento in presenza sempre rispettando le norme sanitarie – dice Cernilli – Ma devo dire che questo Vinitaly sta andando oltre le mie aspettative. Meglio del previsto”. Cernilli ha anche un po’ raccolto il sentiment dei produttori nel corso del secondo giorno ufficiale di Fiera: “Sono piuttosto contenti – dice Cernilli – D’altronde il pubblico che circola tra i corridoi degli stand è un pubblico assolutamente interessato. Ci sono tante presenze dal Nord Europa, dalla Germania, dall’Est Europa e anche un po’ di Inghilterra. Una buona rappresentanza di quello che poi in fondo è la quota principale del nostro export. Credo che questo nuova formula studiata da VeronaFiere, un po’ stile ProWein, sia molto meglio e che si possa riproporre”.
Intanto il vino italiano “vola” sui mercati e dovrebbe sfondare la quota dei 7 miliardi di vendite nel 2021. “Stiamo andando molto bene – dice Cernilli – Il nostro vino viaggia storicamente sul canale Horeca, e quando questo funziona bene, anche i nostri vini vanno bene su questi canali – dice – Le vendite online dei vini sono raddoppiate, ma rappresentano ancora una quota troppo piccola. Ma questo fenomeno non va snobbato e merita sempre grande attenzione. Il vino italiano ha la nomea di essere un vino etnico, ma nel rapporto qualità/prezzo non ci batte nessuno. Facciamo meglio dei francesi. La nostra qualità non è molto distante dalla loro”. Poi tre territori da tenere d’occhio quest’anno: “Dico la Romagna perché c’è un buon mix tra grandi cooperative, aziende e micro aziende. Stanno facendo un buon lavoro, soprattutto con le sottozone. Poi la Sardegna, spesso dimenticata. Teniamo d’occhio Vermentino e Cannonau. Ma non solo. E infine dico la Puglia. Credo che sia davvero il suo momento. Il Primitivo sta avendo un successo clamoroso. E questo ci fa capire che tipi di vini stano andando per la maggione del mondo: corposi, robusti, ben definiti”.