Luca Zaia, il presidente del Veneto, è il solito anfitrione.
Nel suo intervento di inaugurazione della 54esima edizione del Vinitaly, ribadisce con forza tutta la sua appartenenza al Veneto. “Siamo i numeri uno per produzione di vini con 11 milioni di ettolitri, abbiamo 55 denominazioni, siamo i primi produttori in Italia, esportiamo oltre 2,2 miliardi di euro, ossia il 36 per cento di tutto il totale nazionale. Mica bazzecole. Se dovessimo fare una classifica sul valore dell’export, al primo posto c’è la Francia, al secondo l’Italia, poi la Spagna e dopo noi. Non è uno scherzo”. Poi un micro-attacco all’Europa: “La smetta con quesa etichetta a semaforo sui vini – dice – E’ fondamentale che si faccia qualcosa. L’agricoltura del Nord Europa, che vuole fortemente questa cosa, non è vera agricoltura. La nostra è identità, storia, tradizioni”. L’Italia è in un momento di difficoltà, dice Zaia, visto che solo adesso “abbiamo compreso che le capsule per i vini arrivano in gran parte da quei paesi che sono in guerra, che comincia a pesare il costo del vetro e della carta, così come gli aumenti ingiustificabili sul costo delle materie prime. Ma non sono accettabili fenomeni di speculazioni su cibo ed energia. Occorre vigilare”. Sulla crisi internazionale “deve vincere la diplomazia – dice – non servono le prove muscolari. Ogni minuto muoiono civili innocenti che hanno avuto solo la sfortuna di trovarsi in quest paesi coinvolti da un conflitto inspiegabile”. Poi conclude: “Ho una preoccupazione – dice – e riguarda questo shopping irrefrenabile che sta coinvolgendo le aziende italiane e, da qualche tempo, anche quelle del Veneto, soprattutto i brand importanti. Sapete che io sono un liberale e il mercato è libero, ma non si possono accettare alcune vendite che, poi, rappresentano dei nostri fiori all’occhiello. Mi chiedo se sia possibile applicare il “golden power”, ossia il divieto di vendita di alcuni nostri brand”. Zaia non svela di quali brand si tratti. “Ci sono alcune cose che vanno difese fino in fondo”.
G.V.